Conte-Inter, tra cambi di modulo e scelte iniziali: vittoria imperfetta (GdS)
Conte-Inter, il tecnico già dalla scorsa stagione aveva promesso meno follia, ma questa è insita nel DNA nerazzurro come si è visto ieri sera.
Conte-Inter, il mister già dalla scorsa stagione aveva affermato – nel giorno della sua presentazione – che non ci sarebbe più stata la pazza Inter: “No crazy Inter, no more” e invece i nerazzurri come scritto nel loro DNA soffrono per 90 minuti, ma alla fine la spuntano poco prima del fischio finale regalando una gioia immensa al popolo nerazzurro che vive ogni match con un'ansia alle stelle.
È proprio la follia dell'Inter quella ad essere messa in risalto dalla'edizione odierna della Gazzetta dello Sport che definisce la Benamata come: “La squadra italiana più imprevedibile, irregolare e incapace per natura di procedere attraverso linee rette. Quante volte nella storia interista hanno preso forma vittorie come quella di ieri, all’inseguimento dell’avversario tra mille peripezie e con lieto fine agli sgoccioli“. Una descrizione molto accurata ed azzeccata per gli uomini di Antonio Conte che ieri al debutto al Meazza, in questa nuova stagione di Serie A, hanno sofferto per lunghi tratti la Fiorentina (Ribery e Castrovilli sugli scudi) ma alla fine hanno avuto la meglio.
Un match entusiasmante, sofferto, tirato che ha offerto molti gol con la Viola avanti nel punteggio, sul 2-3, fino all'86esimo: “Alla Fiorentina, protagonista di una grande match, trascinata da uno strepitoso Ribery uscito tra gli applausi dei mille di San Siro, sarebbe andato stretto il pari” commenta la rosea. Alla fine però l'Inter o meglio il mister ha azzeccato i cambi e l'ingresso di Sanchez, Sensi, Vidal e Hakimi – con il passaggio anche al modulo a quattro – ha cambiato l'inerzia del match.
Secondo il quotidiano però è stata una vittoria “incompleta”, ovvero con qualche errore di troppo e delle scelte iniziali discutibili: “La prima: Eriksen non è sostenibile, pare un corpo estraneo, la squadra non lo capisce”. Per quanto invece riguarda il modulo: “C’è vita oltre la difesa a tre, chi si mette a quattro guadagna un uomo più avanti; quando Conte l’ha fatto verso la fine, ha vinto: meglio un centrocampo a tre”. Chiosa finale sull'estrema qualità della rosa in mediana e forse leggermente inferiore nel reparto arretrato dove si è fatta sentire l'assenza di De Vrij squalificato: “I giocatori sono tanti e di alta qualità, però distribuiti male, forse troppi a centrocampo e forse pochi dietro, vanno compiute delle scelte che diano identità. Non sempre le rimonte riescono”.