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Inter, un derby malato, Ashley Young sospira, Conte tradito

Fino a qualche mese fa l’avvicinamento al derby era ricco di statistiche, numeri di vittorie e sconfitte, gol e scontri diretti tra gli allenatori. Oggi gli unici numeri che rilevano sono quelli dei nuovi contagi, delle terapie intensive e, nello specifico, dei giocatori positivi al virus.Sembra passato qualche decennio dalla stracittadina dello scorso campionato, l’ultima per chissà quanto tempo ancora giocata in condizioni normali, in mezzo ai soliti 80 mila. Era febbraio, le notizie preoccupanti già circolavano ma gli unici numeri importanti di quella sera entusiasmante furono quelli del finale, 4 a 2 e tutti a casa olè, dopo una rimonta pazzesca e con l’immagine di Romelu che alza la bandierina a sigillare il dominio nerazzurro.

Anche in queste ore si viaggia su un 4 a 2 per l’Inter ma sono i giocatori obbligati alla quarantena, sperando che sia finita qui. Non ci siamo proprio, il derby di Milano merita di essere giocato dai migliori non da quelli rimasti sani, da entrambe le parti. Ibra era pronto a fare il fenomeno ancora una volta, davanti ai suoi ex tifosi proprio come a febbraio, Nainggolan avrebbe potuto riaccendere il suo rapporto con San Siro. Il  richiamo della rivalità si farà sentire ugualmente, il Milan arriva al derby, dopo tanti anni, guardando i rivali dall’alto al basso, le premesse per vivere una serata magica, anche se davanti alla TV, c’erano tutte, ma con i giocatori costretti a casa dal Covid non sarà la stessa cosa.

L’auspicio è che sia finita qui, che i prossimi giorni non riservino altre notizie negative. Se Ibrahimovic potrà giocare i secondi ad esserne felici saremo noi,  Bastoni e Skriniar, Nainggolan e Gagliardini saranno fuori al 99% salvo miracoli. No, non è bello così, senza i migliori, senza coreografie e bandiere, senza il panino con la salamella mangiato con l’amico bardato di sciarpa dai colori diversi, senza gli sfottò. Ci faremo bastare quel che passa il convento (o l’Ospedale in questo caso), è il calcio di questi tempi. Ma non è il nostro calcio.

Non lo è neanche per Ashley Young , che ha atteso la fine del mercato per raccontare al mondo quanto desideri  tornare a giocare nel suo Watford, anche a costo di scappare dall’Italia.  Conte si spese molto per averlo nello scorso mercato invernale, lui arrivò carico di entusiasmo, un amore finito alla svelta. Tra le mille difficoltà che il tecnico nerazzurro avrà per mettere insieme la formazione da opporre al Milan ci saranno anche le paturnie del britannico. Se le condizioni mediche lo permetteranno, inutile dare la maglia  ad uno che sogna la nebbia inglese invece del derby.