I deliri del giovane Agnelli: il creatore di una giustizia inesistente
Va in onda un altra puntata delle sentenze di Calciopoli. Per un Andrea Agnelli che accetta le sentenze un po’ a modo suo.
3-0 a tavolino per la Juventus ed un punto di penalizzazione per il Napoli. Questa la decisione del giudice sportivo Matrandrea, che ha punito la società partenopea dopo che l’Asl Campania aveva impedito agli azzurri la partenza per Torino a causa delle due positività da Covid di Zielinski ed Elmas, i quali avevano giocato la settimana precedente contro il Genoa, che a sua volta aveva avuto tantissimi contagi in rosa. In qualunque modo la si pensi, la vicenda farà parlare nelle settimane che verranno. Una sola cosa è sicura: l’unica persona contenta della decisione è il presidente della Juventus, Andrea Agnelli.
Sì, proprio lui. Il paladino della giustizia di un mondo tutto suo o che, perlomeno, in un atto di arroganza e di presunzione, lo eleva a creatore di quel mondo come un dio pregato da alcuni fedeli con la tonaca bianca e nera. Il rampollo di casa Agnelli, oramai “cresciuto abbastanza da sapere che le sentenze si accettano, non si commentano” – almeno a suo dire lo scorso 9 settembre -, fa sapere oggi, attraverso la sua cupola – che a scanso di equivoci, non sta a Città del Vaticano – che “ogni tentativo di ottenere la riassegnazione degli scudetti sarà effettuato dalla Società”. E qui qualcosa non quadra. Perché i fanatici di questa crociata agnelliana, che pare più un tentativo per ingraziarsi il suo popolo che altro, dovrebbero accorgersi che ogni tipo di ricorso è stato perso e che, lo scorso 8 gennaio, il Collegio di Garanzia del CONI ha dichiarato inammissibile il ricorso effettuato e che “tutti i gradi di giustizia sportiva sono esauriti”.
Forse saremo noi tanto ingenui da non comprendere le motivazioni o forse troppo stupidi da non capire che ad un Agnelli, nello sport – così come altrove – non si deve mai dire no. E’ il suo mondo. E’ la sua giustizia. E’ il suo campo da gioco. Se non vince lui, allora, non può farlo nessuno. La storia, per fortuna, è ben diversa. I deliri di onnipotenza sono del tutto personali. In questi casi il consiglio è quello di agire come si fa con i bambini: fare sì con la testa per farlo rimanere contento. E magari suggerire, visto che “le sentenze si accettano, non si commentano”, di togliere i 38 scudetti dallo Stadium – anche per evitare che in un futuro diventino “mille!” per dirla alla ingegner Cane -.
Ciò che resta da tutta questa vicenda – interminabile ed ossessiva, sponda Torino. A tal proposito, il consiglio ad Andrea Agnelli è di andare a rileggere le dichiarazioni del cugino John Elkann del 7 maggio 2006 in cui sosteneva come “pena congrua” l’ipotesi, allora, di vedere la Juventus in Serie B – è quella di una società che non sa darsi pace e che continua a dimostrare il livello assegnato dalla giustizia, quella vera, nel 2006.