Ha fatto discutere molto la storia su Instagram di questo pomeriggio da parte di Mauro Icardi, in cui si raffigurava la foto della sua esultanza dopo aver firmato una tripletta nel derby del 15 ottobre 2017. Tra i tifosi – oltre ai, putroppo, oramai soliti e stupidi insulti – il sentimento si è diviso tra coloro che considerano l’argentino un rimpianto che, ancora oggi, sarebbe potuto essere un elemento importante per la squadra, chi non vuole più saperne di lui e ha salutato il suo addio definitivo come una liberazione e chi, invece, avrebbe preferito che l’attaccante restasse all’Inter.
La storia presenta, inoltre, anche una didascalia con scritto “Siamo stati questo. Che non si ammette, ma non si dimentica”. E proprio questa frase, così come i sentimenti elencati, riassumono perfettamente quella che è stata l’avventura di Icardi in maglia nerazzurra: una forte passione, conclusa con un reciproco rancore una volta che la storia stessa si è chiusa. Sì, perché diciamoci la verità: tutti abbiamo esultato ai gol dell’argentino, tutti lo abbiamo idolatrato e tutti pensavamo che, davvero, in area di rigore, non ce ne fosse per nessuno. Anche durante quel derby vinto per 3-2, con tripletta dello stesso Icardi . Ma qualcosa si è rotto, appunto.
Nel febbraio del 2019, infatti, come tutti sanno, Icardi perde la fascia di capitano – che passò sul braccio di Handanovic – e la cosa portò al rifiuto di scendere in campo nell’impegno di Europa League contro il Rapid Vienna. Non sappiamo – almeno fino ad ora – cosa realmente sia successo, ma agli occhi della maggior parte dei tifosi quel rifiuto di scendere in campo – prolungato per tanto tempo, tra l’altro – è stata la definitiva pietra tombale al rapporto d’amore che fino a quel momento c’era stato.
Il resto è cronaca: passaggio in prestito prima e a titolo definitivo poi al PSG e punzecchiature social da parte dello stesso Icardi e consorte. Forse poteva finire diversamente, forse si poteva essere più morbidi da ambo le parti. Ma con i forse non si va da nessuna parte. Icardi si gode la sua nuova avventura e l’Inter il suo nuovo attaccante. Perché in fondo è vero: siamo stati questo. Ma adesso non lo siamo più.