Un altro risultato negativo. L’ennesimo di questa stagione partita male. Un pareggio per 2-2 contro un Parma che ha fatto il suo contro un avversario nettamente più forte e che ha castigato per due volte su errori individuali – anche qui, gli ennesimi – della difesa interista. L’andamento della squadra preoccupa parecchio, perché adesso più che pensare ad ambire a certi traguardi che ci si augurava poter raggiungere, è il momento di raddrizzare la stagione per avere dei risultati nel segno della continuità.
La cosa preoccupante, però, non è soltanto quella dei mancati risultati. Ma il perché questi risultati non arrivano. Ciò che si percepisce dall’esterno è uno scollamento tra una parte della squadra e l’allenatore, e l’allenatore e la dirigenza. Le dichiarazioni di Conte nei confronti di Nainggolan, il suo atteggiamento nei confronti di Eriksen, la mancanza di considerazione nei confronti di Vecino – vero, infortunato, ma nemmeno considerato a livello numerico. Conte parla di sette centrocampisti, escludendo proprio l’uruguagio – suggeriscono questo. Non solo, ma il tecnico leccese non ha mancato – anche giustamente – di invitare più volte la dirigenza a prendere posizione in merito agli errori arbitrali delle ultime settimane, compresa la partita di ieri – suggerimento poi accolto -.
Sembra di assistere ad un allenatore che già dalla scorsa estate non voleva più stare sulla panchina dell’Inter, e di una società che non vuole mandar via un tecnico per via di un ingaggio esorbitante e che quindi deve far buon viso a cattivo gioco.
Adesso ci sarà la sfida delicatissima in Champions contro il Real Madrid. Match decisivo per capire se per il terzo anno di fila l’Inter dovrà terminare la sua campagna europea ai gironi. Con un Conte, una squadra ed una società più lontani che mai, ma costretti a rimanere insieme. Il solito assurdo, deludente, frustrante clima degli ultimi dieci anni.