Dunque l’Inter è partita per Madrid senza Lukaku ma con Alexis Sanchez che sembra pienamente recuperato. La terza partita del girone di Champions segna già uno spartiacque in questo primo scorcio di stagione, un pareggio potrebbe essere da firmare avendo però presente che fra 7 giorni a San Siro sarà d'obbligo fare il bottino pieno, mentre la sconfitta avrebbe un odore acre di eliminazione al primo turno, salvo miracoli.
Non ci sarà il Santiago Bernabeu ed il suo pubblico entusiasta a salutare i nerazzurri 10 anni dopo l’impresa del Triplete, il teatro sarà lo stadio “di riserva” di Valdebebas, dove il Real ha già sofferto una sconfitta clamorosa all’esordio europeo due settimane fa con lo Shakhtar e dunque ancor più per i Blancos (1 punto in due partite) serve assolutamente incamerare i tre punti per evitare di finire sulla graticola. Per loro sarà un vera finale, Zizou Zidane ha già parlato chiaramente proprio in questi termini
Antonio Conte, senza il principale terminale offensivo, con Skriniar e Sensi ancora ai box tra Covid e affaticamenti muscolari ancora irrisolti, dovrà necessariamente impostare una squadra con un atteggiamento diverso da quello visto nelle ultime occasioni. Da questo punto di vista il Real darà una mano, non ci saranno pullman parcheggiati davanti a Curtois, saranno loro a doversi aprire per cercare di sfondare. L’Inter avrà così l’occasione di tornare ad esprimersi su spazi molto più ampi, nei quali gente come Hakimi ed Eriksen troveranno le condizioni ideali per esprimere al meglio il loro potenziale. E poi, là davanti Lautaro e Sanchez (se Conte giocherà con le due punte) sono chiamati a ripetere…un sogno.
Quello di un anno fa a Barcellona, quando giocarono un primo tempo spaziale, mettendo in difficoltà clamorosa i blaugrana con il gol del Toro ed un rigore solare non concesso. L’Inter più bella dello scorso anno perse un po’ di lucidità nella ripresa e i padroni di casa riuscirono a ribaltare la gara, ma quella sera tutti parlarono di Inter da fantascienza. C’era Sensi ad illuminare il gioco, il folletto di Urbino giocò una partita memorabile, che accendeva speranze fortissime in tutti i tifosi. Poi sappiamo come è andata. Aggrapparsi alle giocate di Lautaro e del Nino maravilla è doveroso, classe ed esperienza non mancano, serve liberarsi da rigidità e timori che hanno bloccato la squadra in queste ultime prove e giocarsela a testa alta, con la gioia e gli stimoli che solo grandi partite come questa possono offrire ai protagonisti.