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Inter, Conte parla di crescita esponenziale, ma i conti non tornano

La domanda da porsi è una: come può Antonio Conte parlare di crescita esponenziale dopo aver collezionato due punti in tre partite? Lo scorso anno, in un girone che annoverava anche Borussia Dortmund e Barça, l’Inter aveva fatto meglio. Non solo in termini di punti, ma anche e, soprattutto, in ottica prestazioni. La seconda Inter targata Conte continua con facilità disarmante ad incassare due reti di media a partita. Escluse Genoa – in difficoltà quando ha affrontato i nerazzurri – e Shakhtar – surclassato dal Borussia Moenchengladbach a tennis – l’Inter non ha mai mantenuto la porta inviolata. 

Tre gol subiti dalla Fiorentina, due dal Benevento, uno dalla Lazio, due dal Milan, due dal Parma. Ed ancora, spostandoci in Europa, due dal Moenchengladbach e tre dal Real Madrid. La terza contro i Blancos subita in modo imbarazzante, ovvero in contropiede contro una squadra – quella di Zidane – completamente sbilanciata. La verità è che da quando è all’Inter, l’ex allenatore della Juventus non ha mai vinto una partita decisiva. Sempre ancorato al rigido 3-5-2 di mazzarriana memoria, la squadra non riesce a sbocciare. Solo che Mazzarri aveva a disposizione Jonathan, Pereira, Mudingayi, Kuzmanovic e Belfodil, mica Hakimi, Vidal, Perisic, Lukaku, Lautaro, Barella e via discorrendo. 

E c’è chi ancora difende l’allenatore aggrappandosi a frasi del tipo: “È arrivato a un punto dalla Juventus”. Signori, siamo seri, verrebbe da rispondere. Conte è arrivato a un punto dalla Juventus quando i bianconeri avevano già ricamato l’ennesimo scudetto sul petto. A tre giornate dalla fine, dunque, con le ultime due gare giocate dai bianconeri senza più stimoli o velleità di classifica. Solo in quel momento, a giochi fatti, l’Inter ha recuperato sei punti. Chi parla di finale di Europa League raggiunta, rammentasse la differenza tra la rosa dell’Inter e quella del Siviglia. Perdere in quel modo ha rappresentato un’impresa non da poco. Oggi l’Inter è in ritardo clamoroso in campionato, distanziato dal Milan, alle spalle di una Juventus tutt’altro che esplosiva, costretto a guardare il Sassuolo dal basso verso l’alto. 

Inutile aggrapparsi alla tematica delle assenze pesanti, a quella relativa a Lukaku per esempio. È consigliato riguardare proprio la gara dei neroverdi emiliani al San Paolo di Napoli. Rimaneggiatissimi – senza Caputo, Berardi e Djuricic – hanno zittito Gattuso e i suoi. Crescita esponenziale? L’unica cosa che cresce, parimenti ai rimpianti dei tifosi dell’Inter, è il conto in banca di Conte. Secondo calciofinanza.it – articolo del 04 agosto 2020 – il contratto di Conte prevederebbe un ingaggio compreso tra gli undici e i dodici milioni di euro netti a stagione. Mica male per chi è stato scelto per vincere ma che non ha ancora vinto nulla toppando tutte le gare decisive.  

La crescita l'Inter l'ha avuta con Spalletti che ha ereditato una squadra al settimo posto – ricordate De Boer e Pioli? – e l'ha condotta in Champions League dopo anni di assenza. Conte è stato scelto per il salto di qualità. 

Troppo poco essere arrivati secondi in campionato e secondi in Europa League. I secondi – parole di Conte – sono i primi dei perdenti. Allora, caro Conte, i risultati dove sono?