Alla faccia della rosa lunga! Perché l’Inter è una rosa incompleta
Il calciomercato pareva aver regalato a Conte una rosa competitiva. Ma le cose stanno veramente in questa maniera? Oggi pare di no
A fine calciomercato la frase che circolava sulla bocca di tutti era che l’Inter aveva una rosa profonda, soprattutto a centrocampo. Il tempo sta dimostrando che questa è stata quanto mai una svista clamorosa che rischia di compromettere una stagione – cosa che, peraltro, anche per altri motivi, sta accadendo-.
Partiamo dalla porta. Anche il ruolo di estremo difensore non è esente a critiche. Handanovic sembra un lontano parente di quello conosciuto nelle passate stagioni. Detto in maniera scherzosa – ma non troppo – le sue parate di sguardo sono diventate oramai proverbiali. In estate si era parlato di un avvicendamento con un portiere in rampa di lancio come Musso dell’Udinese o Cragno del Cagliari. Questo non è avvenuto. Chi è arrivato è stato Radu dal Parma, ma pare non dare le dovute garanzie al tecnico Conte per affidargli la titolarità.
Per quanto riguarda la difesa, i problemi aumentano. Due terzini messi a fare i ‘braccetti’ di difesa, ma non completamente integrati nei nuovi cambiamenti tattici di Conte. Skriniar che, la passata stagione, era irriconoscibile per quello che aveva fatto vedere gli anni passati. Ranocchia da le giuste garanzie, ma non è ad un livello tale da poter affrontare sfide importanti e de Vrij sembra essersi fatto inghiottire dal turbinio di errori del reparto arretrato. L’unico che, ad oggi, sta dando le dovute garanzie è Alessandro Bastoni.
In mezzo, per motivi differenti, i problemi non mancano. Vidal, al momento, si è rivelato una enorme delusione per prestazioni offerte ed errori fatti; Brozovic è stato tenuto per mancanza di offerte ed ha iniziato a ciondolare in campo come troppo spesso fatto in passato; Gagliardini è l’unico che riesce a dare, agli occhi di Conte, un equilibrio difensivo, ma non è ad un livello tale da poter vincere lo scudetto; Eriksen, non è stato mai tollerato, per caratteristiche, dal tecnico – e ci si chiede se con lui ha fatto lo stesso, identico ed egregio lavorone effettuato con il pupillo Lukaku. Chissà -; Nainggolan non sembra essere adatto a fare il professionista ad alti livelli visto lo stato di forma pietoso – cosa fatta intuire anche da Conte nel post-Parma -; Sensi e Vecino che sono, purtroppo, più in infermeria che sul campo. Anche qui, le uniche soddisfazioni provengono da quello che forse è l’unico vero imprescindibile a centrocampo: Nicolò Barella.
Gli esterni danno le dovute garanzie sulla carta, ma l’adattamento di Perisic, ad esempio, non sta proseguendo nel migliore dei modi, tanto che lo stesso croato è diventato un jolly da adattare in varie zone di campo.
Infine l’attacco. Alle prese con gli stessi problemi della passata stagione. Fuori Esposito, dentro Pinamonti, ma la sostanza non cambia. Non c’è un vero sostituto di Lukaku e la giovane punta ex Genoa è ancora troppo acerba per affrontare palcoscenici importanti, tanto da far adattare Perisic al suo posto.
La critica, in tal caso, è da fare alla dirigenza. Chi compra male, vende male. Sia per gli investimenti spropositati (si veda Nainggolan e Gagliardini), sia per giocatori che sempre hanno avuto problemi fisici che ne hanno ostacolato il grande salto in carriera (Sensi), sia per giocatori non validi a certi livelli (Pinamonti). Sembra di rivedere lo stesso film di ogni anno: tanti buoni giocatori sulla carta che, però, facendo un’analisi più approfondita, non creano una rosa di calciatori competitiva.