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Inter, Conte decida a chi togliere vino e ammazzacaffè

Almeno ha dato un segnale di vita reale oggi lo ha dato Antonio Conte su Sky nel post partita di Bergamo, chiedendo di togliere vino e ammazzacaffè a chi lo accusa di non avere più il furore dello scorso anno. Dopo settimane di dichiarazioni all’insegna di un  ecumenismo stucchevole quanto anestetizzato, almeno stasera ha avuto uno spunto di ironia. Facciamoci bastare questo come segnale positivo, in mancanza d’altro.

Anche perché eravamo rimasti alla sua conferenza di ieri, eloquente come non mai per lo spirito con cui il mister l’aveva condotta, risposte sofferte ed un body language chiaramente indicativo del suo stato d’animo irritato, indisponente. Forse per la notizia della positività al Covid di Padelli o forse perché il supplizio di abitare la panchina dell’Inter  inizia ad essere troppo forte anche per un duro come lui, quien sabe.

Di certo l’Inter vista nel primo tempo di Bergamo era l’esatta immagine di quel suo atteggiamento davanti ai mezzi di informazione, un brodino insipido, ingessata in un compitino da svolgere senza divagazioni lasciate all’estro individuale o all’inventiva. Pena la panchina, perché di troppo talento si può anche morire, come dimostra la fine che sta facendo Eriksen, destinato a salutare la compagnia nerazzurra già a gennaio.

Nella ripresa, dopo il lampo di genio di Lautaro e la doppia occasione per chiuderla con Vidal e Barella, l’Inter scompare, azzannata dalla paura della rimonta che arriva, puntuale  come sempre.

Sfortuna, mancanza dell’istinto del killer, infortuni,  calendario compresso,  Covid, mancanza di preparazione precampionato, tutte frecce validissime nella faretra difensiva del mister. Ma anche gli avversari sbattono la testa contro le stesse problematiche, chi più chi meno,  e dunque 3 vittorie in 10 gare, contro avversari sovente di spessore tecnico decisamente inferiore, sono un dato ad oggi impietoso per l’Inter che ha come obbiettivo quello di migliorare i risultati dello scorso anno ( come dichiarato dopo il vertice di Villa Bellini dello scorso agosto).

Adesso arriva la nuova sosta per le nazionali, pregando il Cielo che dai viaggi nessuno torni  acciaccato e auspicando che la stagione nerazzurra abbia sviluppo contrario a quella degli ultimi anni, quando la crisi arrivava a cavallo delle festività natalizie.

Conte ha 15 giorni per resettare idee, schemi, convinzioni, atteggiamenti, non tutto è perduto ancora, né in Europa né tantomeno in Italia. 15 giorni per convincere tutti che il vino e l’ammazzacaffè possono restare sulla nostra tavola e, soprattutto, su quella di chi lo ha chiamato sulla panchina nerazzurra.