Il post-partita contro l’Atalanta di ieri, è stato caratterizzato per le polemiche dovute a vari fattori. Oltre al campo che ha regalato una sola vittoria nelle ultime otto partite – con buona pace di Conte e dei suoi consigli di togliere il vino a tavola -, anche gli affari extra campo non regalano granché gioie, diciamo così. E’ notizia di ieri quella delle ASL di alcune regioni che hanno deciso di impedire le convocazioni dei calciatori di alcune società a causa Covid. Questo per permettere agli atleti, che sono stati a contatto con compagni positivi al tampone, di poter rimanere nella bolla sotto l’ala protettrice delle società ed evitare giri inutili per il mondo.
La reazione interista a questa decisione non è tardata ad arrivare, per bocca del suo amministratore delegato Giuseppe Marotta che, nella giornata di ieri, ha parlato di campionato falsato ed oggi ha rincarato la dose dicendosi disposto a boicottare le nazionali. La reazione del dirigente interista è comprensibile e fa il paio con le dichiarazioni prima della partita contro il Parma, in cui aveva avanzato la medesima lamentela. In tutto ciò, però, qualcosa non quadra. E non quadra perché tale reazione – che ripeto essere giusta – sarebbe dovuta arrivare molto, ma molto prima, per evitare l’ennesima figuraccia politica dell’Inter nelle ultime due stagioni. Non sappiamo se l’Inter ha intavolato delle trattative con le varie federazioni calcistiche per poter far sì che alcuni suoi calciatori potessero essere risparmiati dagli impegni, visti i recenti guai fisici – ad esempio Lukaku, Sanchez e, come visto ieri, i lievi affaticamenti di Lautaro e Kolarov -. Ma in entrambi i casi, l’infruttuosità dell’azione – effettuata o meno – lascia molto a desiderare. Se l’Inter è entrata in contatto con le varie federazioni per evitare queste convocazioni, non ha ottenuto nulla; se non lo ha fatto, si è resa autrice di un gravissimo errore. Da qui non si scappa. I dubbi, però, cominciano a sorgere: l’Inter ha preso senza dubbio un grande dirigente che, però, in tale frangente è sembrato essere l’ultimo che chiude la porta, seguito da nessuno nella sua battaglia. E l’errore non è stato l’unico, dopo quanto visto nella passata stagione sempre a causa del Covid.
Adesso bisogna solo sperare che non accada veramente nulla per i calciatori impegnati con le rispettive Nazionali, ma questo andazzo, anche dal punto di vista dirigenziale, non va affatto bene. Riecheggiano come tonfi le parole (fuori luogo) da parte di Conte proprio al termine della partita d’agosto in casa dell’Atalanta, in cui si additava la dirigenza di essere debole. Lungi dal voler dare ragione al tecnico che, non avesse 12 milioni di motivi per essere mandato via, sarebbe dovuto già essere punito, ma questa dimostrazione di debolezza avvalora la sua tesi. Ad oggi l’Inter, seppur strutturata, è una società politicamente debole.