Eriksen fuori e quantità in mezzo: cosa ci ha detto Conte
L’allenatore dell’Inter ha rilasciato un’intervista alla Gazzetta, in cui, tra i temi trattati, ci sono anche quelli di Eriksen e della rosa
“Eriksen vuole giocare di più? Tutte le scelte che faccio sono sempre e solo per il bene dell’Inter, non del singolo giocatore”. Con queste parole Antonio Conte, chiude definitivamente la porta ad Eriksen e ai suoi desideri di maggior minutaggio con l’Inter. Il giocatore danese ha manifestato – in maniera pacata, bisogna dirlo – il suo malcontento per non avere quella presenza in campo che si aspettava dal suo arrivo a Milano, e il tecnico interista ha subito risposto in un’intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport. Ma gli spunti e le indicazioni sul danese vengono anche da altre parole.
Nella sua intervista Antonio Conte ha fatto riferimenti alle caratteristiche tecniche che cerca nei suoi giocatori e ha sibilato – cosa che, sicuramente, non avrà fatto in questo modo con la società – ciò che manca per avere un organico completo, non solo a livello numerico, ma soprattutto a livello di caratteristiche. Il tecnico nerazzurro ha detto che il suo calciatore perfetto deve essere “veloce, forte e resistente. La tecnica la do per scontata se arrivi in una società come l’Inter”, facendo trapelare che, rispetto al bagaglio che porta in dote il trequartista danese, l’ex ct della Nazionale cerca altro. Cosa che viene confermata da altre sue parole:” Come giudico la rosa dell’Inter? Numericamente siamo più strutturati. Come funzionalità di calciatori possiamo migliorare. I giocatori devono essere funzionali ad un’idea e ad un progetto”. In soldoni, va bene i centrocampisti offensivi, ma voglio la quantità, voglio un mediano. Provando ad interpretare queste parole alla luce delle scelte di campo di Antonio Conte, le indicazioni portano sempre più ad un Eriksen lontano da Milano.
Il mercato di gennaio è alle porte, il sogno dell’allenatore leccese è sempre quello di Ngolo Kantè, ma più che un sogno, questa sembra essere pura utopia. Un nome irrealizzabile. Per questo toccherà ai dirigenti trovare il nome giusto che possa essere “funzionale ad un’idea di progetto”. A gennaio non si può più sbagliare sotto questo aspetto.