La partita di ieri è stata un'umiliazione per il mondo Inter. Per tutti. Soprattutto per i tifosi. Ed il responsabile ha un nome e cognome: Antonio Conte. L'allenatore dell'Inter, in questo anno e mezzo in nerazzurro, in modi differenti ha fatto più danni della grandine e si è contraddistinto per un leit motiv sotteso nelle sue parole, ovvero un egocentrismo ed un’egomania smisurata. Secondo Antonio Conte è a lui che tutto deve vertere, è lui il centro dell’Inter, è lui a cui tutti devono dar conto. Se tutto ciò non coincide, allora – a suo dire – è colpa del club che non ha la sua stessa ambizione, è colpa di tutti, ma non la sua.
Esiste un vecchio detto che dice “se vuoi l’opinione di qualcuno, quel qualcuno è l’ultima persona a cui devi chiederla” e la stessa cosa vale per Antonio Conte. E’ solo lui che crede di essere onnipotente, l’unico allenatore vincente del pianeta terra. Ma poi, le sue esperienze dimostrano altro. Alla Juve si è dimesso a causa del mercato, facendo una figuraccia in termini di risultati, visto che il suo successore Allegri ha fatto fare il salto di qualità ai bianconeri. Al Chelsea idem, cacciando in malo modo Diego Costa e andando a processo contro la società. In Nazionale ancora lamentele per gli stage e scontri con le società che non volevano mandare i calciatori – cosa che lui vuole adesso. Infine, dulcis in fundo, come dimenticare le “palate di cacca” sbandierate in pubblica piazza, scagliandosi contro chi lo ha reso il tecnico più pagato della Serie A ed uno dei più pagati in Europa.
Insomma, Antonio Conte ha una concezione di sé totalmente fuorviata dal suo io indissolubile ai suoi occhi. Adesso, però, la misura è piena, ed anche i tifosi che lo hanno sempre sostenuto durante la sua avventura interista, sono stanchi di un tecnico che sta portando più problemi che risultati. Conte non è l’Inter. Non lo è stato e non lo sarà. E’ soltanto uno in più che deve dare il suo contributo e che, diciamocelo chiaramente, non lo sta dando.