Stipendio alto e troppa voce in capitolo: Conte ha in ostaggio l’Inter

La sconfitta di ieri brucia. Eccome. In un anno in cui sarebbe dovuta avvenire la consacrazione ai piani alti, dopo i miglioramenti della passata stagione, anche in campo europeo con la finale di Europa League, l’Inter si trova alle solite situazioni degli ultimi dieci anni. Anzi, forse peggio. Perché mentre nelle passate stagioni c’era stata la presenza di tecnici che, chi più o chi meno, hanno provato ad integrarsi con la storia del club, in questo frangente ci troviamo di fronte ad un caso che, oserei dire, ha del clamoroso.

Antonio Conte è il primo responsabile dello scempio che l’Inter sta portando in scena in quasi ogni partita di questa stagione e, checchè ne dica il tecnico leccese, il problema non sta solo nei troppi gol subiti e nella mancanza di occasioni concretizzate. Antonio Conte è un tecnico che, fin da quando è arrivato, ha voluto fare l’accentratore. Ma non in modo Mourinhano – per così dire -, bensì ponendo i propri obiettivi personali e la propria persona prima dell’Inter, della sua storia e della sua cultura. Il suo arrivo all’Inter è stato caratterizzato dalla sua smania di dover battere la sua ex Juventus – per questo il tecnico ha accettato di venire dagli “acerrimi rivali” dei bianconeri – che negli ultimi dieci anni ha creato un solco enorme con le altre squadra, a livello qualitativo, e l’acquisto di Cristiano Ronaldo ne è la dimostrazione.  Obiettivo comune, se non fosse che la smania di cui sopra non fosse dettata tanto dal dover portare l’Inter “ai fasti di un tempo” – per usare delle sue parole -, quanto per dire ai suoi ex dirigenti che si sono sbagliati a non essere un “ristorante da 100 euro”. Nei recenti tour simpatia, più volti a mitigare la sua immagine che si è fatta pessima agli occhi dei grandi club, che altro, Conte ha parlato di un suo senso di fastidio provato nei confronti di chi ha messo in dubbio la sua professionalità.

Ma allora è il caso di fare due domande all’ex ct della Nazionale, su cosa è professionale e cosa no:

-E’ professionale fare entrare un giocatore gli ultimi quattro minuti di partita, a risultato acquisito per gli avversari, come si fa con qualsiasi calciatore della Primavera, umiliando un atleta? Ovviamente il riferimento è ad Eriksen che è entrato in campo senza problemi, mostrando a tutti cosa è davvero un professionista;

-E’ professionale non trovare mai soluzioni differenti al solito 3-5-2 con palla a Lukaku e speriamo che accada qualcosa? Un tecnico bravo – come si è autodefinito Conte – non dovrebbe cercare in ogni modo di risolvere i problemi?

-E’ professionale essere entrati nella storia dell’Inter per aver fatto il record negativo di 0 vittorie nelle prime 4 partite del girone? Una cosa mai successa, che fa capire tante cose.

Queste sono solo alcune questioni da porre al tecnico, ma la verità la si conosce già. Conte è un allenatore che è incollato alla panchina dell’Inter solo grazie o a causa – a seconda di come si guardi la questione – del suo super stipendio da 12 milioni di euro annui. Sfiduciato da tutti, società e tifosi, e senza la voglia della passata stagione, con l’impressione che sia lui stesso a non voler stare su quella panchina, ma solo se lo mandano via. Sappiamo già che di sua spontanea volontà non toglierà il disturbo e sappiamo che lo stesso farà la dirigenza. Quindi prepariamoci ad una stagione rischiosa per gli obiettivi dell’Inter.