La partita. Vincere per non perdere terreno. Vincere per dare un segnale a Milan e Juventus. Vincere per dimostrare, a chi ancora fosse posseduto dallo scetticismo, che la rosa dell’Inter rimane la più forte. I nerazzurri vincono e, soprattutto, convincono. L’impegno non era semplice, ma il primo tempo più che brillante della squadra di Conte lascia emergere tutti i limiti del Bologna. L’Inter ha giocato molto bene e per Mihajlovic e i suoi volenterosi calciatori non c’è stato nulla da fare.
Il simpatico buffetto. Lukaku si conferma devastante. La rete del vantaggio è un mix di fiuto del gol e razionalità da veterano. Il centravanti belga sa sempre cosa fare, e quando fallisce un’occasione è solo per la tanta energia spesa in supporto della squadra. Molto bene anche Brozovic. La regia è sempre precisa e la sua assenza è pesata parecchio. Un plauso anche per Hakimi e Perisic. Le loro spiccate doti offensive erano note a tutti, e le reti di Hakimi – 2-0 e 3-1 – suggellano quanto abbiamo scritto. Si registrano netti miglioramenti in fase difensiva. Gioia per gli occhi di Conte. Chiusura dedicata a Sanchez. Trequartista quando deve mantenere uniti i reparti, seconda punta quando deve supportare l’azione offensiva. Più che Nino, meglio dire Gigante Maravilla.
Le rasoiate. Una la merita – di diritto – la talpa che ha fatto arrabbiare Sinisa Mihajlovic. Bigon nel pre partita ha parlato di Talpa-Gate e di cani sguinzagliati per acciuffarla il prima possibile. Con o senza mammiferi soricomorfi, contro questa Inter non ce n'è. Nonostante il cambio di modulo, il Bologna si vede poco o nulla. Qualcuno avrà anche concesso la soffiata ai giornalisti, ma la sensazione è che anche giocando per due giorni di fila, il Bologna non avrebbe comunque cavato alcun ragno dal buco. Il gol di Vignato appare francamente casuale e, puntualmente, Hakimi la richiude dopo qualche minuto. A noi Conte è piaciuto, la squadra è solida ed ha recuperato brillantezza e sicurezza ammirata durante lo scorso finale della precedente stagione, ma ci sia concessa una piccola rasoiata. Perché far entrare Christian Eriksen al novantesimo? Non ci sembrava, francamente, il caso.