Nessuna polemica, solo una considerazione. Perché far entrare Christian Eriksen nel recupero di una partita ormai decisa? L’unica nota stonata di una prova sontuosa. Il 3-1 dell’Inter sul Bologna è stato netto, mai in discussione. La partita ha preso il giusto verso sin dalle battute iniziali.
Antichi automatismi ritrovati e solidità difensiva riassaporata dopo partite giocate rischiando le coronarie. È questa l’Inter contiana. Migliorabile, naturalmente, ma non con fantasia sulla trequarti. Nel 3-5-2 di Conte il trequartista è considerato quasi eretico. I risultati stanno dando ragione all'allenatore. La squadra appare nuovamente capace di chiudere le pratiche e di gestire le partite attraverso un possesso palla ragionato e mai letargico e fine a se stesso. Eppure sulla torta avrebbe potuto esserci quella ciliegina che Conte ha preferito non mettere. Bastava evitare quella sostituzione finale.
È nostra opinione – sia bene inteso – che l'ingresso di Eriksen per Sanchez non abbia avuto – in quel momento – alcun senso tattico, né abbia apportato – figuriamoci – alcuna migliorìa ad una squadra che attendeva solo il fischio finale. Ha solo contribuito ad accrescere il malumore di uno straordinario campione. Eriksen ha ormai compreso di aver terminato la propria esperienza in nerazzurro. Conte vuole il bene dell’Inter e su questo aspetto nessuno nutre alcun dubbio, ma prima di diventare allenatore è stato un importante calciatore. Dovrebbe – forse – riuscire a comprendere che un asso della nazionale danese, indiscutibile talento, abile nell’imporsi in Premier League – il campionato più difficile del mondo – non può ricevere il medesimo trattamento dell’ultimo dei pulcini. Siamo convinti che se Conte avesse risparmiato questa amarezza ad Eriksen, il popolo nerazzurro sarebbe stato più contento. Nessuna polemica, non si tratta di essere contiani o meno. Solo una considerazione di cui avremmo fatto volentieri a meno.