Inter, Eriksen deve restare. Il danese a metà  tra Ulisse e David

Christian Eriksen è un campione. Ha qualità che solo Antonio Conte, prigioniero dei propri schemi, non riesce ad esaltare. Ci consenta l’allenatore nerazzurro di suggerirgli la lettura de “L’Iliade”. Potrebbe essere illuminante per comprendere che quella muscolarità tipica delle squadre che ha allenato non sempre è sufficiente per conquistare trofei. In Europa, dove il calcio delle grandi squadre vive e regna grazie alla qualità, è un dato di fatto. Delusioni in serie con Juventus, Chelsea ed Inter ne sono chiara testimonianza. L'allenatore ponga l'attenzione su questo aspetto. 

I greci conquistarono Troia grazie all’astuzia e alla fantasia. Conte sia più Ulisse e meno Agamennone e, qualora trovasse l’opera di Omero poco stimolante, potrebbe dedicare parte del suo tempo ad approfondire le conoscenze sulla Bibbia. Non tutta, non potremmo mai chiederglielo. Basterebbe leggere il Primo Libro di Samuele. Comprenderà il buon Conte che Golia, campione dei Filistei, tutto muscoli e poca fantasia, fu annientato e sconfitto dal piccolo David. Che di cervello ne aveva, eccome. Il paragone tra l'Inter attuale e il gigante Golia non sembra azzardato. Eppure le soluzioni tattiche per uscire da questo vicolo – apparentemente cieco – ci sarebbero tutte. 

L’Inter ha in rosa Christian Eriksen, un trequartista raffinato, mente sopraffina, a metà tra Ulisse e David. L’uomo in grado di accendere la luce nei momenti bui, il fantasista che può inventare qualcosa di diverso per esaltare le strategie tattiche spesso piatte e prevedibili del Contismo. Lo ha dimostrato anche nei pochissimi minuti in cui è sceso in campo contro lo Shakhtar. Gli ennesimi scampoli di gara che si possono concedere a chi è deputato a randellare gli avversari, o a chi ha il compito di spazzare via il pallone in tribuna. Ma la fantasia non può essere limitata a pochi istanti, né imprigionata in schemi tattici incapaci di scardinare la fase difensiva dei volenterosi, ma pur sempre modesti, avversari ucraini. 

Incatenare il piede fatato di Eriksen, telecomandato da una testa pensante, è eresia calcistica. Chi nutrisse ancora dubbi sulle immense qualità del centrocampista danese, riguardi attentamente le recenti gare della Nazionale danese. O il brillante cammino in Premier League con la maglia del Tottenham. Chi ha le spalle larghe e il cervello per imporsi nel campionato più difficile del mondo non può che far bene in Italia. A patto che lo si lasci giocare con continuità. No, non può e non deve essere Eriksen a fare le valigie. Qualcun altro potrebbe invece farci un pensierino.