Bambole non c’è una lira per il mercato, questo il messaggio lanciato da Steven Zhang negli ultimi giorni, ripreso da Beppe Marotta e subito metabolizzato anche da Antonio Conte, consapevole che dovrà cercare di spremere il gruppo a sua disposizione al massimo per centrare il bersaglio grosso a fine stagione.
La situazione creata dalla pandemia costringe tutti i grandi club a sforzi di fantasia per metter su operazioni di mercato a saldo zero, visti i debiti accumulati ed i mancati ricavi che stanno zavorrando i conti.
Gennaio non è mai stato periodo di movimenti per grandi giocatori, quello di Eriksen lo scorso anno rappresentò una eccezione che adesso si ripeterà a tappe invertite. La cessione del principino danese in Premier League potrebbe fruttare un tesoretto da investire, anche se resta assai più probabile un’operazione di scambio, se di prestiti o a titolo definitivo è tutto da vedere.
L’Inter resta per ora alla finestra anche per un altro motivo. La vera necessità è solo una, l’alternativa a Lukaku, a centrocampo infatti due tasselli di enorme importanza stanno tornano al loro posto.
Stefano Sensi da qualche settimana sembra aver smaltito finalmente gli esiti degli infortuni che lo hanno tenuto fermo per oltre un anno, nelle ultime tre partite è entrato nella ripresa dimostrando di potersi proporre di nuovo come faro della squadra da metà campo in su. Ormai si avvicina ad avere i 90 minuti nelle gambe, 10 più 10 meno, riaverlo in campo con continuità il migliore acquisto possibile a costo zero.
Un altro puntello a centrocampo potrà/dovrà arrivare da Matias Vecino. Anche lui ha ripreso ad allenarsi in gruppo dopo un infortunio (misterioso) che lo sta tenendo lontano dai campi di gioco da mesi. L’uruguaiano non è Kroos né Pogba, le sue caratteristiche ormai le conosciamo bene, è uomo che galleggia su standard di sufficienza nella quale inserire lampi fragorosi, specialmente nelle partite più importanti.
In periodi di vacche magre, trovarsi da un giorno all’altro nello spogliatoio gente come Sensi e Vecino può trasformarsi in vero e proprio mercato di proporzioni più che considerevoli, alla faccia della pandemia e della penuria di risorse.