L'Inter esce con un solo punto dal match dell'Olimpico facendosi rimontare nei minuti finali dal gol di Mancini che ha regalato il pareggio dei giallorossi, dopo che gli uomini di Conte avevano recuperato dallo svantaggio e si erano portati avanti con il gol di Hakimi. Proprio il mister questa volta ha delle responsabilità con dei cambi che hanno evidentemente abbassato la qualità della rosa, rendendola maggiormente vulnerabile e troppo chiusa in difesa passando gli ultimi venti minuti abbondanti in balia degli attacchi avversari.
È emersa la sostanziale differenza tra gli uomini che scendono in campo da titolari ed i loro ricambi o seconde linee, come analizza quest'oggi la Gazzetta dello Sport: “L’Inter è una e una sola. Hai voglia a cercare le alternative: non è lì che vinci le partite, non è con loro che fai la differenza. Peggio ancora: la qualità si abbassa, troppo alto il divario tra i titolari e chi c’è dietro. Questo ha raccontato la partita dell’Olimpico“. Non solo in quest'ultimo match, il problema sussiste da inizio stagione come riportano i numeri: “Bastino i seguenti numeri a confermare la tendenza: dagli ingressi dalla panchina, in questa stagione, l’Inter ha avuto solo quattro reti, meno di Atalanta, Juventus, Napoli, Milan e Lazio. C’è di più: contando gol e assist, arriviamo a quota 10 giocate decisive con gli uomini entrati a gara in corso. Ma si badi bene: di queste 10 giocate, solo due sono arrivate da reali seconde linee, ovvero D’Ambrosio (gol a Cagliari) e Darmian (assist col Crotone). Nel conto non è infatti corretto contare i titolari che avevano iniziato la gara fuori, per legittimo e indispensabile turnover. Traduzione: la panchina è a impatto zero“.
I nerazzurri con gli ingressi di Perisic, Gagliardini e Kolarov sono spariti dal campo, si sono arroccati in difesa e non sono più ripartiti. Il croato – dopo aver preso il posto di Lautaro Martinez – ha lasciato Romelu Lukaku da solo davanti ed ha sbagliato un sacco di appoggi ed in pratica non si è mai visto. Quasi stesso risultato per gli ingressi del numero cinque e del serbo che non hanno minimamente inciso sul match: “Conte li ha scelti pensando anche di regalare chili alla squadra, su un terreno pesante. Il tecnico si è difeso affermando che i cambi sono stati fatti ruolo per ruolo. Vidal è uscito perché infortunato (per lui solo una contusione, lo stesso vale pure per Darmian, escluse lesioni all’anca dopo la visita a Villa Stuart), Lautaro e Hakimi erano esausti, ha messo Perisic per attaccare la profondità. Erano alla terza partita, hanno giocato sempre gli stessi“.
Nell’Inter ormai giocano sempre gli stessi: “L’Inter è una sola, leggibile negli uomini come fosse una formazione degli anni Ottanta, da ripetere quasi a memoria. Fatto salvo il ruolo di mezzala sinistra e parzialmente quello dell’esterno sinistro, gli altri nove non escono più se non per infortuni e squalifiche. E qui si capisce l’altro passaggio di Conte, che ha affermato come una squadra come l’Inter, se ha delle ambizioni, deve avere una rosa importante“. È facile comprendere come le ambizioni scudetto non facciano scopa con un organico così ridotto e non all'altezza, basti pensare che soltanto Perisic – per quanto riguardano gli uomini della panchina – ha superato quota mille minuti, sui 1.980 complessivi giocati fin qui dai nerazzurri. Il quotidiano chiosa poi con una considerazione: “Sarà bene sperare in una crescita dell’altra Inter, per puntare davvero allo scudetto. O anche alla Coppa Italia, se è vero che lo stesso allenatore ha annunciato diversi cambi di formazione per mercoledì a Firenze. Sensazioni? I titolari non pensino di riposarsi troppo, potrebbe esserci bisogno di loro”.