Una volta era il prof.Benatia a dare lezioni di comportamento all’Inter dopo una sconfitta allo Stadium ricordando che lamentarsi dell’arbitro è l’alibi dei perdenti, poco dopo fu il turno dell’allora DG bianconero Beppe Marotta a ricordarci che in Italia manca la cultura della sconfitta (quella nerazzurra ovviamente, perché le altre non contano, specie quelle all’estero con tanto di gazzarra finale).
Alla lista dei maestri si è iscritto da sabato scorso anche un arbitro, il sig. Maresca da Napoli, primo della categoria a parlare della partita, come atteso da sempre da tutti i tifosi ma mai autorizzato dall’immarcescibili sig.Nicchi.
Solo che il sig.Maresca non solo arbitra come non deve arbitrare (il mancato rosso ad Arslan è clamoroso) ma parla quando non deve parlare e soprattutto come non deve parlare. Il suo paterno invito ad accettare le cose quando non si riesce a vincere, proferito mentre lasciava il campo di Udine si inserisce di diritto nel filone dei consigli da non ascoltare, visto il pulpito da cui proviene, recidivo nei confronti dell’Inter ed evidentemente poco sereno tutte le volte che si trova ad arbitrare i nerazzurri.
Chiedersi perché potrebbe essere banale ancorchè inutile. La colpa non è (solo) sua, la colpa è di chi percepisce un lauto compenso non per dimostrarsi infastidito da arbitraggi come questo e assumere le necessarie sanzioni ma per evitare che eventi come questo si ripetano, nei confronti dell’Inter come di tutti gli altri club.
Se il sig.Rizzoli pensa di chiudere la vicenda con qualche turno di sospensione per Maresca manda un segnale ancora una volta fuorviante. Era già successo con il sig.Abisso, tanto per restare in casa nerazzurra, qua non si tratta di colpirne uno per educarne cento, qua occorre tagliare i rami secchi che con il loro comportamento continuano a gettare discredito sull’intero campionato, in una stagione in cui di problemi se ne contano già talmente tanti che quello arbitrale diventa ancor più intollerabile.
Se uno non ha la statura per arbitrare in serie A non è la morte di nessuno, può serenamente e proficuamente dedicarsi ad una qualsiasi attività oppure chiedere il reddito di cittadinanza, per quanto ci interessi.
Ma come in tutti gli ambiti della vita il pesce puzza dalla testa, motivo per cui se anche il sig. Nicchi e il sig.Rizzoli decidessero di dedicarsi finalmente a qualcosa di più piacevole (per loro) non ci sarebbe da strapparsi i capelli.