Lautaro Martinez nasce nel 1997 a Bahía Blanca, città dominata dal basket e conosciuta anche per il grande cestista Manu Ginóbili a cui con ogni probabilità si deve l’altro amore di Lautaro. Fino a quindici anni gioca a palla, alternando pomeriggi di calcio ad altri di basket. Quando tutti si accorgono del suo talento, però, Martinez deve fare una scelta. E pensiamo abbia preso quella giusta.
Fu Fabio Radaelli, ai tempi allenatore della primavera del Racing Avellaneda, a scoprire il prezioso diamante celato nel giovane Lautaro. Da lì a poco viene accolto nel mitico club di Avellaneda, la ex squadra di Diego Milito, attaccante che con il nerazzurro dell’Inter ha conquistato l’ambito Triplete targato 2010.
Prima di arrivare in Italia riesce a farsi etichettare addosso il soprannome “El Toro” per una giocata fatta durante una partita contro l’Indipendiente: un grandioso stop di petto, con un movimento decisamente taurino. Arrivato all’Inter passa i primi mesi come riserva di Mauro Icardi; poi, dopo il caos con l’ex capitano nerazzurro, si prende il posto da titolare e la scena.
Con Spalletti fa intravedere numeri importanti, ma è con Conte e in particolare al fianco del nuovo acquisto Lukaku che finalmente esplode. In patria lo paragonano proprio a Diego Milito: è più potente di Diego, ma meno elegante, per ora forse anche meno letale. Ma Lautaro è un sentimento del popolo, ha l'anima del nueve, che morirebbe per un gol; possiede anche la tecnica tipica della punta di manovra. Ha innati movimenti perfetti, i tempi giusti, e soprattutto non ha paura.
Come in corrida dinnanzi al toro, il suo sangue sembra di ghiaccio. In gol in quattro gare consecutive della Champions League 2019/20 (malgrado la successiva eliminazione), doppietta in semifinale di Europa League contro lo Shaktar, e poi i derby. L’ultimo -anzi, gli ultimi- nello straordinario 0-3 di ieri; prima prende il Diavolo per le corna da Torero vero, con un colpo di testa letale dopo soli cinque minuti di gioco, poi conclude una splendida azione corale orchestrata da Eriksen e Perisic per il raddoppio.
Trenta gol tra lui e Lukaku in stagione, coppia più prolifica del mondo dopo quella del Bayern formata da Muller e Lewandowski. Un duo da Apocalisse, per uno spettacolo sempre più assicurato.
Al Bernabeu con il Real, alla Lazio andata e ritorno, alla Juventus in Coppa, a Bergamo con l’Atalanta, ed ora doppietta di fuoco nel derby: Lautaro è diventato grande, e forse nemmeno lui sa quanto.