Negli ultimi anni, il leit motiv che ha accompagnato il Cholo Simeone ed il suo Atletico Madrid è stato quello di un ciclo che si era chiuso, di una squadra che, per quanto forte e per quanto fortemente identitaria con il suo tecnico, aveva esaurito tutte le carte che aveva da proporre. In tanti vedevano l’allenatore argentino lontano, una volta per tutte, dalla panchina dei Colchoneros. Beh, così non è stato, anzi. Lo scorso febbraio la società madrilena ha messo nero su bianco il rinnovo di contratto fino al 2022 e sta già lavorando ad un ulteriore rinnovo fino al 2024, facendone l’allenatore in attività più longevo sulla panchina di un club, ma soprattutto il tecnico più pagato al mondo e rispondendo a quanti avevano data per scontata una sua partenza.
L’iniezione di fiducia data dalla società, non è stata, però, soltanto una questione formale. Il tecnico è riuscito a rigenerare un gruppo sia a livello mentale – cosa non semplice visto il tanto tempo trascorso insieme – sia a livello tecnico. Ed infatti, la prima mossa azzeccata, è stata quella dell’acquisto di un nuovo centravanti titolare. Con un Diego Costa oramai sul viale del tramonto – e con il contratto risolto – e un Joao Felix che non ha nelle corde i 20 gol a campionato per ambire alla vittoria finale, il giocatore chiave è stato individuato in Luis Suarez. Il centravanti uruguagio, in rotta con un Barcellona colpito da una profonda crisi economica, ha raggiunto la capitale spagnola per ben zero euro, ricevendo un indennizzo addirittura per poter lasciare il club catalano. Il risultato? 16 gol in 24 presenze in tutte le competizioni, numeri mostruosi che fanno di Suarez, a 34 anni, ancora uno dei più forti interpreti del ruolo.
La seconda mossa indovinata è stata quella del cambio modulo. L’impronta cholista all’Atletico Madrid è sempre stata quella di una enorme compattezza difensiva, con un 4-4-2 monolitico e molto difensivo – si pensi che gli esterni di centrocampo erano due centrocampisti centrali – che ha regalato, oltre alle oramai celebri Europa League, anche una Liga Spagnola ed una finale di Champions League persa contro il Real Madrid. Da questa stagione il livello tattico è cambiato. Non solo solidità difensiva – l’Atletico è di gran lunga la miglior difesa del proprio campionato -, ma anche concretezza offensiva, con un gioco non più serrato, ma più improntato alla fase offensiva, grazie ad un 3-5-2 con esterni votati all’attacco ed un centrocampo ricco di qualità e fisicità, ed un primo posto in classifica mai stato in discussione – al netto del calo avuto in queste ultime giornate.
Continuità nella discontinuità per Simeone ed il suo Atletico Madrid. Molti tifosi interisti lo vedrebbero bene, un giorno, nella panchina nerazzurra. Ma quei tempi sembrano molto molto lontani, perché il Cholo e i Colchoneros sono un’unica anima.