C'eravamo tanto amati, o forse no. Un rapporto fugace, durato 89 giorni. Questo è il riassunto del matrimonio tra l'Inter e Gian Piero Gasperini. Una storiella estiva dal futuro già segnato in partenza. Lunedì l'ennesima sfida alla corazzata Atalanta da lui sapientemente plasmata. Ma, riavvolgiamo il nastro.
Era l'estate del 2011. I nerazzurri erano reduci da una stagione post–Triplete cominciata con Benitez e terminata con Leonardo. Secondo posto in Serie A e vittoria della Coppa Italia. Una squadra spremuta, stanca e con un urgente bisogno di rinnovamento. Questo trovò Gasperini all'arrivo a Milano e la situazione non mutò in meglio, anzi. Scelte di mercato poco logiche – dicesi Zarate e Forlan – con uomini non adatti al suo 3-4-3. Si aggiunga un'alchimia mai creatasi con la tifoseria nerazzurra.
La partenza di Eto'o, piuttosto che la permanenza di Sneijder, fu poi la ciliegina sulla torta. Incongruenze ed incomprensioni che portarono ad iniziare la stagione con il piede sbagliato. Sconfitta in Supercoppa Italiana contro il Milan ed una difesa a tre al tempo non vista di buon occhio dalla critica. Il Gasp cercò di adeguarsi, ma anche il passaggio al 4-4-2 non diede i frutti sperati. Sconfitta all'esordio in Champions League ed 1 pareggio e 3 sconfitte nelle prime 4 partite.
Fino alla fatal Novara, la goccia che fece traboccare il vaso. Quarta sconfitta con un sonoro 3-1 ed esonero immediato per mano di Moratti sull'onda del malumore popolare. Gasperini ed il nerazzurro di Milano un progetto potenzialmente interessante, non sfruttato a dovere nell'annata sbagliata.