Inter, italiani e stranieri, la modernità di una storia antica
Al tavolo di un ristorante nascono grandi amicizie, nascono amori più o meno confessabili, al tavolo di un ristorante si concludono affari importanti, si fanno o si disfano governi. Se quei tavoli potessero parlare racconterebbero storie meravigliose o drammatiche, fatti che hanno segnato la storia di persone e di popoli interi.
Se potessero parlare gli antichi tavoli del ristorante L’Orologio di Milano potrebbero raccontarci il clima di quella sera del 9 marzo di 113 anni fa, le sensazioni di quei 44 gentiluomini tutti baffi e bombette, colletti inamidati e giacche quasi tutte scure come l’occasione richiedeva.
Potrebbero raccontarci in quale lingua parlassero tra loro i fratelli Hintermann con i fratelli Rietmann, come questi si rivolgessero al sig. Marktl, all’avv. Paramithiotti o a Giorgio Muggiani e Virgilio Fossati. Potrebbero raccontarci l’amarezza per essere stati cacciati da chi vedeva lo straniero come un pericolo ma anche l’entusiasmo di persone di nazionalità diversa per la nascita della loro creatura, italiana ma con lo sguardo rivolto al mondo intero.
Quei tavoli potrebbero raccontarci se i 44 fondatori si rendevano conto di quanto fosse rivoluzionaria la loro idea di universalità solidale in un momento storico dominato da diseguaglianze e colonialismi che sarebbero poi sfociate nei nazionalismi forieri di guerre e potrebbero ricordare che proprio per questo tutti erano convinti che la loro creatura si sarebbe dovuta distinguere da tutti gli altri club per la capacità di testimoniare i valori di una cultura universale oltre che per la capacità di giostrare con la palla al piede.
Potrebbero raccontarci che quella sera a guidare quelle menti erano ideali declinati dalle rispettive passioni per le arti, per la bellezza, per il rispetto e l’apertura allo straniero, non più visto come diverso da rifiutare ma come arricchimento da fare proprio.
Anche quei tavoli potrebbero gioire del fatto che fino ad oggi quell’entusiasmo, quel clima, quei valori hanno sempre condotto per mano la loro creatura in questi 113 anni senza che nessuno si sia mai permesso di inseguire scorciatoie subdole e disoneste.
In quella sera magica, dominata dal nero e dall’azzurro della notte sullo sfondo d’oro delle stelle, i 44 padri nobili parlarono una lingua la cui modernità non è stata scalfita né dal tempo né dagli uomini. Altri 113 anni non basteranno a farne perdere la memoria se non saranno gli uomini a farlo.
Buon compleanno Inter.