Da fuoriclasse… a fuoriclasse. Evaristo Beccalossi parla di Eriksen sulle pagine odierne de La Gazzetta dello Sport: “Lo ammetto, è stato un percorso accidentato: il suo valore non poteva mai essere messo in discussione, ma erano evidenti anche le difficoltà di inserimento. Io vedevo da subito grandi qualità, ma non mi capacitavo del fatto che non riuscisse a tirarle fuori. Adesso sono uno dei più felici perché amo i giocatori di qualità come lui: servono al calcio e all’Inter. In fondo, era soltanto questione di tempo…”.
Beccalossi spiega cosa ha funzionato nell'inserimento del danese: “È stata la vittoria del lavoro e della professionalità, di tutti. Lui si è inserito meglio: ha capito quale percorso fare, ha preso autostima, superato la timidezza iniziale e imparato la lingua. Ma Conte e il suo staff sono stati eccezionali: hanno lavorato sulla testa, sulla tattica, sulla fiducia. Il calcio non è la playstation, serve sempre pazienza per raccogliere risultati”.
La fiducia è piena. Beccalossi la pensa così: “È destinato a crescere ancora: vedrete che arriveranno più gol, per esempio. Anzi, voglio augurargli una cosa: che possa ricevere presto l’abbraccio di un San Siro pieno. Gli farà venire i brividi e sentire sempre più sua la maglia che indossa”.
Chi meglio fra Beccalossi ed Eriksen? L'ex nerazzurro ha risposto così: “Per l’amor del cielo. Io ero un fantasista di un’altra epoca, ma lui è molto più completo, anche fisicamente. Serve nel giro palla e anche in difesa perché occupa sempre la posizione giusta. Solo sulle punizioni, forse, il Becca potrebbe competere…”.