Da “Toro scatenato” di Martin Scorsese è passata un’eternità. Correva l’anno 1980, e quel capolavoro resta fra le opere più importanti nate dalla collaborazione tra il regista e Robert De Niro, nonché uno dei massimi storici di Scorsese stesso. Ieri, all’Olimpico, sembra essere andato in onda il remake.
Un Lautaro Martinez totalmente scatenato, che ha messo in mostra il suo sconfinato talento. Bravo nel guadagnarsi il rigore che ha sbloccato il match grazie all’ingenuo Izzo, geniale nel deciderla al minuto 87 con un colpo di testa impensabile.
Il talento del Toro è sotto gli occhi di tutti, ma tra tutte le principali doti che ha, due sono quelle che spiccano realmente: la facilità di smarcarsi, di “uccellare” i propri marcatori, e il dono divino di fondersi, in tutt’uno, con l’aria ed il cielo. Come un fantasma, Lautaro appare e scompare a suo piacimento. Un attimo prima non lo vedi, un secondo dopo è a festeggiare con l’altro gemello Lukaku.
174 centimetri per 72 chilogrammi: di certo non parliamo di un gigante. Ed è proprio per tale motivo che le sue giocate stupiscono ancora di più. Rimasto sospeso in aria per un’eternità, Lautaro è riuscito addirittura ad angolare la sua conclusione di testa, rendendola imparabile al sempreverde Sirigu. Una fuerza aérea impressionante.
I numeri dicono che Martinez abbia addirittura eguagliato quelli di Lukaku per quanto riguarda i gol, escludendo i rigori. Non è da tutti tenere testa a uno come Romelu, giunto alla stagione della consacrazione.
Segno che il talento di Lautaro, classe 1997, è di quelli accarezzati da Dio.