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Cruz, El Jardinero: l’Inter, la numero nove, Ibra, Adriano

L’intervista a Julio Cruz de Il Posticipo: gli aneddoti sul periodo nerazzurro, sulla “9”, Ibrahimovic, Adriano e tanto altro.

Intervistato da Il Posticipo, Julio Ricardo Cruz ha ripercorso alcune tappe della sua carriera parlando ovviamente anche del periodo all'Inter.

Com’è nato il soprannome El Jardinero?

“È nato quando ero negli Allievi del Banfield: un giorno mi ero messo a giocare col tagliaerba e qualche giornalista mi aveva visto. Alla mia prima partita ho fatto un gol molto pesante con cui abbiamo vinto 2-1 alla Bombonera contro il Boca. Tutti i giornalisti si chiedevano chi fossi. Volevano intervistarmi, ma non mi andava. Al lunedì qualche giornalista che mi aveva visto giocare mi ha chiamato “Il Giardiniere”, ma io non tagliavo davvero l’erba dello stadio del Banfield. La storia del mio soprannome è nata così”.

Se le dico “Inter” che cosa le viene in mente?

“Quando ho saputo che l’Inter mi voleva, tutti mi dicevano di cercare un’altra squadra. Al Bologna avevo fatto bene e mi volevano tante squadre. Ho scelto l’Inter perché c’era Cuper. Il 5 maggio 2002 avevo visto Lazio-Inter: i nerazzurri avevano perso uno scudetto all’ultima giornata in maniera molto strana, non ci volevo credere. Volevo andare all’Inter per fare qualcosa di buono. Sentivo che vincere lì sarebbe stato speciale. Purtroppo dopo il mio arrivo Cuper è andato via, ma sapevo di essere nella squadra giusta. All’Inter mancava un po’ di fortuna. C’erano buoni giocatori che non vincevano niente da tanti anni”.

Lei ha indossato la maglia numero 9 dell’Inter: era pesante?

“Non ci ho mai pensato perché un giocatore sa cosa vuole e cosa può dare. Volevo giocare e ho cercato di sfruttare al massimo lo spazio che mi è stato dato. Ho provato a fare bene ogni volta che ho giocato”.

C’erano tanti argentini all’Inter: si è sentito di nuovo a casa?

“Sì, è vero. Però quando sono arrivato all’Inter parlavo già italiano e mi sono inserito subito. Ricordo con piacere Francesco Toldo: era una persona fantastica, abbiamo ancora un bel rapporto. Poi c’erano Figo e Mihajlovic. Era una bellissima squadra. Mancini ha fatto di tutto per cercare di vincere con l’Inter”.

Nel 2006 lei ha disputato il Mondiale con Messi e all’Inter è arrivato Ibra: con chi è più facile giocare?

“Messi era giovane, doveva ancora esplodere. Al Mondiale coi piedi faceva già ciò che voleva, nessuno riusciva a portargli via il pallone. Poi è diventato un fenomeno. Ibra invece era un giocatore affermato nel mondo del calcio. Io e Zlatan abbiamo fatto benissimo perché avevamo lo stesso fisico e occupavamo lo stesso posto in campo. Un anno abbiamo segnato tanti gol. Però ricordo anche quando giocavo con Recoba o Crespo, Adriano o Martins. Se sei in una grande squadra come l’Inter devi fare bene con tutti”.

Adriano ha fatto meno di quello che ci si aspettava da lui: le dispiace?

“Sì, mi è dispiaciuto perché era un ragazzo in gamba e sarebbe potuto diventare un grandissimo. In quegli anni, Adri ha avuto problemi personali. Mi dispiace perché avrebbe potuto fare ancora di più con l’Inter”.