Rodrigo De Paul non è mai stato uno qualunque. Già ai tempi del Racing Avellaneda, dove inizia a dare i primi calci al pallone, i telecronisti lo chiamano “el elegante De Paul”: gli avversari sono evanescenti per lui, che danza sulla palla a suo piacimento, mette in scena recitals ad ogni partita. Certo, in Argentina gli spazi sono tanti, un calcio simile a quello spagnolo, a cui approda a 19 anni, al Valencia. Alti e bassi, poi la paella inizia a stomacarlo e finisce ad Udine.
In un habitat ben diverso dal suo originario, nel freddo del Nord Italia, Rodrigo impara presto a riscaldare cuore e mente dei tifosi bianconeri. Nato esterno d’attacco, ad Udine esordisce come trequartista, a pennello con la splendente Diez che ha sulle spalle. Poi però si accorgono che la principale qualità di De Paul è quella di ammansire il pallone e condurlo per il campo: da lì, l’illuminazione di arretrarlo ancora, da mezzala. “Oggi mi trovo bene così perché in questa posizione ho spesso il pallone tra i piedi”, le dichiarazioni dello stesso argentino un anno fa.
In qualsiasi zona del campo lo si metta, De Paul potrebbe vincere un Oscar come attore protagonista. Sa fare tutto Rodrigo, tanto da vederlo addirittura davanti alla difesa quando la partita lo richiede (la prima volta lo fece una stagione fa, allo Stadium contro la Juve). Vederlo battere i calci da fermo, poi, è magia: in pochi crossano bene come l’argentino, e la caterva di assist che confeziona ogni anno in una squadra poco prolifica come l’Udinese è lì a dimostrarlo.
Parliamoci chiaro, uno così può servire ad ogni squadra. E dunque anche all’Inter, che sembra seriamente interessata a lui per l’estate. Un’Inter che necessita come il pane di giocatori come De Paul che, a 26 anni, mordono per il grande salto. Rodrigo ha bisogno di una squadra che gli chieda di elevarsi ulteriormente, esattamente quanto la squadra ha bisogno di lui per migliorare.
Conte è un osso duro, ma un allenatore che riesce a far esprimere al meglio ogni giocatore. De Paul, dal canto suo, ha dimostrato di adattarsi bene ad ogni habitat. Dalla calda Argentina alla Spagna, fino alla fredda Udine in cui si è preso i gradi di titolarità della sua Nazionale (non una qualsiasi, poi) e l’onore di giocarvi al fianco di Messi.
Chi scrive è certo che per il Dieci dell’Udinese è scoccata l’ora. Quella della consacrazione.