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Inter, from 2010 to 2021: un viaggio tra gli eroi di ieri e… oggi

Un viaggio tra presente e passato per analizzare somiglianze e caratteristiche di giocatori nerazzurri: da Milito a Lukaku, passando per Eto’o.

Non ce la faccio, troppi ricordi. Chi mai non si è immedesimato nei panni di Giovanni? Autostrada, Luci a San Siro in radio e mille ricordi che riaffiorano. Pronti a partire? Perchè quest'oggi si effettuerà un viaggio nel passato che poi tanto passato non è. Un percorso che ci porterà ad analizzare gli eroi nerazzurri di ieri e di… oggi.

Al termine “eroi”, la mente si catapulta al 2010. Madrid, 22 maggio. L'Inter raggiunge la vetta d'Europa grazie al suo Principe che diventa Re: Diego Alberto Milito. El Principe in quella stagione arriverà a 30 reti stagionali – sommando tutte le competizioni – segnando il gol decisivo in Coppa Italia, Serie A e Champions League (doppietta). Il numero 22, sin dalle prime partite, riuscì a far breccia nel cuore dei nerazzurri. Semplicità, fiuto del gol, classe ed un carattere mite, ma trascinatore. In alcune caratteristiche ricorda l'attuale n.9 Big Rom. Il belga presenta lo stesso gol instinct (25 attualmente in stagione per lui) ed in alcune movenze ricorda l'argentino. Dalla sua ha un'esplosività maggiore, ma con un cuore d'oro ed un sorriso che ha fatto innamorare tutto il mondo nerazzurro.

Al suo fianco c'è il 10 El Toro Lautaro Martinez. Classe, velocità, altruismo e molto senso di sacrificio. Mister Conte nelle ultime uscite gli sta chiedendo tanto – non solo in zona avanzata -, soprattutto in fase di ripiegamento. L'argentino è ovunque, lo si vede ripiegare in fascia ed agire a volte anche da terzino per coprire alcuni buchi lasciati dai compagni. In lui si rivede lo spirito e l'abnegazione del Re Leone Samuel Eto'o. Il camerunese, sotto la guida di Mourinho, ha incarnato lo spirito del vero e proprio calciatore a 360°. Disponibilità, zero lamentele ed un ordine tattico da far invidia.  Non delle semplici seconde punte, bensì due veri e propri compagni di reparto utili alla causa e molto altruisti. E a proposito di quest'ultimo termine non scordiamoci di Sanchez. Arma preziosa e valore aggiunto del reparto offensivo, in sintesi: un moderno Goran Pandev.

I paragoni non finiscono qui. Spostiamoci in zona arretrata. Nello specifico tra i pali. Dal 2012 Samir Handanovic ha raccolto l'eredità di Julio Cesar con un bagaglio d'aspettative molto alto. Iceman – come molti lo definiscono – è una persona riservata, schiva, ma senza paura di esprimere la propria opinione. Un po' come il brasiliano, l'Acchiappasogni,  che nella sua esperienza in nerazzurro ha incantato con alcune parate da togliere il fiato. Una su tutte quella su Messi. Un tocco impercettibile. I respiri si fermarono. La palla sfilò fuori lambendo il palo. I cuori dei tifosi ripreso a battere e a soffrire fino al triplice fischio. Le lacrime al termine della partita. Questo era Julio Cesar. Faceva emozionare e si emozionava. Lo sloveno non sarà altrettanto emotivo, ma tra rigori parati (ben 41 ad oggi), interventi in bagher, salvataggi sulla linea e parate di piede ha sorpreso – e sorprende tutt'ora – il popolo nerazzurro. Il brasiliano dalla sua aveva la rapidità, lo sloveno la sopperisce con la freddezza. 

Il reparto difensivo, dalla sua, con il trio SkriniarDe VrijBastoni ricorda la grinta e la determinazione dei vari Samuel, Cordoba, ChivuLucio e Materazzi. Solidità, chiusure, interventi decisi e senso del gol sulle palle da calcio d'angolo o calci piazzati. La grinta dello slovacco riporta alla mente quella del brasiliano e delle sue cavalcate in avanti con la palla incollata al piede. Il classe '99 s'ispira a Matrix, mentre l'olandese incarna The Wall Samuel per la sua classe e sicurezza. Sulle fascia destra l'Inter ha trovato l'erede di Maicon: Achraf Hakimi. Velocità, atletismo, inserimenti e senso del gol. Una mancanza colmata.

In mediana il cuore ed i polmoni di Barella fanno tornare alla mente l'inesauribile Pupi. L'amato capitano era – ed è tutt'ora – l'Incarnazione vera e propria della fede nerazzurra. Novanta minuti di corsa, lotta, grinta e carica per i compagni. Il centrocampista ex Cagliari è sulla buona strada ed i piani futuri della dirigenza sembrerebbero portarlo verso la fascia. Un traguardo che significherebbe molto per lui e per il Club. Infine, ecco che nelle movenze del n.24 Christian Eriksen si rivedono i lampi di genio e le illuminazioni di SneIjder. Il danese agisce più arretrato di quanto faceva l'olandese, ma la classe è la stessa. Tocchi di prima, aperture e punizioni pennellate.

Guardare al passato per prepararsi al futuro. Un'Inter moderna che attualizza e reincarna il glorioso passato? Il percorso è delineato: mister Conte sull'orme dello Special One. Lavoro, dedizione, disciplina, cuore, carattere e quel pizzico di follia. Perchè si sa, l'Inter è pazza e questo negli anni non è cambiato.