Dall’Inter alla Nazionale: Roberto Mancini è pronto a riveder le stelle
Il tecnico, alla guida della Nazionale, si è dimostrato ancora una volta un top manager di livello mondiale. Idee di gioco e scelte ben precise.
Tanto ch’i’ vidi de le cose belle che porta ’l ciel, per un pertugio tondo. Più volte Roberto Mancini ha raggiunto il cielo. Prima da calciatore, poi da allenatore. Partito dalla Serie A ha viaggiato, un po' come il Sommo Poeta, in giro per il mondo: Premier League, Süper Lig, Prem'er-Liga. Il Mancio ha portato la sua idea di calcio ad espandersi nel pianeta, fino alla decisione di tornare.
Ora con la Nazionale sta creando un qualcosa di unico. Sta finalmente dando un'identità al gruppo Italia che forse non si vedeva dai tempi di Conte. Un gruppo giovane, fresco, con ottime geometrie ed un'idea di calcio ben precisa e collaudata. Un 4-3-3 che unisce classe e dinamismo. L'11 giugno ci sarà la prova più importante: la gara inaugurale di Euro2021 (a cusa dello slittamento di Euro2020). Gli azzurri partono tra i favoriti ed il merito è soprattutto il suo.
D'altronde la carriera del tecnico, come la Divina Commedia, è nota un po' a tutti ed è ricca di riconoscimenti. L'esordio avvenne nel 2000 sulla panchina della Fiorentina (vittoria della Coppa Italia), prima del passaggio alla Lazio dove in due stagioni riuscirà a centrare un quarto ed un sesto posto vincendo però un altro trofeo nazionale. L'elevamento morale avvenne con Massimo Moratti, quando lo scelse per la panchina dell'Inter. Con i nerazzurri Roberto Mancini aprirà un ciclo di quattro stagioni contrassegnate da tre scudetti, quattro Coppa Italia e due Supercoppe Italiane. Creò una macchina perfetta, una schiacciasassi che anche nei momenti più bui riusciva a ribaltare il risultato.
Arrivò poi la decisione di lasciare Milano e, dopo un anno di pausa, di accasarsi in Premier League alla scoperta di uno stile diverso. Uno stile british. Un po' come lui. Il mister venne scelto dal neo proprietario dei Citizens – lo sceicco Mansour – per riportare finalmente un trofeo sulla sponda “meno vincente” di Manchester. Anche questa volta il Mancio ce la fece. Nel 2011/12, dopo un finale thrilling ed una vittoria all'ultimo respiro, si aggiudicò la la Premier League per la gioia di tutti i tifosi del City. Nella parentesi inglese vinse pure una Coppa d'Inghilterra ed una Supercoppa.
Nel 2013/14 scelse di recarsi in Turchia al Galatasary. Fu un'esperienza breve – solo 8 mesi -, ma intensa. Prima di andarsene vinse la Coppa di Turchia e battè la Juventus di Conte, nella storica partita giocata in mezzo alla neve, qualificandosi così agli ottavi. L'anno successivo fece ritorno all'Inter, con la speranza di rivivere i fasti di un tempo. Così non avvenne. Solamente un'ottavo ed un quarto posto, prima di lasciare nuovamente Milano destinazione Russia. Lì alla guida dello Zenit raggiungerà solamente un quinto posto prima di lasciare già dalla stagione successiva.
Nel 2018 eccolo accomodarsi sulla panchina della Nazionale italiana chiamato a risollevare un intero Paese reduce da esclusioni dalle competizioni e molte delusioni con le precedenti guide tecniche. Ora la Nazionale, con la cura Mancini, ha trovato la sua strada. Vince e fa divertire. Unisce il bel gioco all'efficacia e a i gol. La striscia d'imbattibilità è ormai oltre le 20 partite ed il Mancio si sta confermando ai livelli dei top manager europei. Fantasia, talento, filosofia e praticità tutti aspetti che come un abile chimico è riuscito ad amalgamare alla perfezione.
Il Mancio è pronto a portare a termine il suo viaggio e ad uscir a riveder le stelle.