“Non è il momento del gioco, tantomeno in Nazionale”. Esordisce cosi' Mario Sconcerti nel suo editoriale per il Corriere della Sera, descrivendo il 2-0 strappato in trasferta, contro la Bulgaria, dagli azzurri di Mancini. “Le involuzioni sono generali e necessarie se si vuole arrivare con qualche energia fino a metà luglio, sta succedendo a tutti – chiosa il giornalista -. La Spagna ha vinto in Georgia 2-1, l’Inghilterra 2-0 in Albania, la Francia 2-0 in Kazakistan, siamo tutti sulla stessa linea di assuefazione. C’è anche un po’ di noia comune. Giochiamo da quasi tre anni contro gli stessi avversari, differenze evidenti, risultati prevedibili, le motivazioni si prendono qualche libertà”.
La questione è anche tecnica per Sconcerti: “Ci sono anche problemi che si ripetono. Il più evidente è la velocità di gioco. Più importante ancora è la sua conseguenza, la mancanza di corridoi per gli attaccanti. L’Italia isola la propria unica punta anche nei momenti di possesso palla. Non ci sono attaccanti veri, di pensiero. Non lo è ancora Chiesa, sempre confuso in Nazionale, non lo è mai stato Insigne che peraltro con Spinazzola sulla fascia finisce al centro dove si soffoca da solo. Insigne ha trent’anni e un suo gioco preciso, conviene usarlo per quello che sa fare. Il risultato è che tiriamo pochissimo in porta. Né aiutano i centrocampisti, portatori ognuno di pochi gol in carriera. La nuova lentezza chiude la fantasia che pure abbiamo a disposizione.
A Sofia l’Italia ha tirato in porta per la prima volta su azione al minuto 72, quando Verratti ha trovato Belotti con un lancio lungo e Belotti ha colpito il palo. È poco. Ci sono state assenze illustri, la prima quella di Barella, poi Verratti. Sensi è fuori giudizio, ha giocato una sola partita intera in campionato. Ma la visione più chiara è che se marchi il nostro centravanti, chiunque sia, hai chiuso l’intera fase offensiva, rendi inutile il lavoro delle ali e di Insigne. Serve una responsabilità maggiore, un dribbling in più, un calcio più audace che pure l’Italia conosce. Forse è un passaggio di generazione. La squadra dei Mancini boys è diventata grande, ha meno voglia di essere disponibile. Penso vada bene anche così. Questa è la fase meno divertente della stagione. Bastano i risultati. Il clima della grande competizione riporterà anche il gioco”.