Il Corriere della sera ha pubblicato stamattina un servizio dedicato all'Inter Campus che spiega come è nato, di cosa si occupa e di come rende il mondo un posto migliore.
Il noto quotidiano comincia l'articolo con un racconto su un bambino di Camocim – comune dello stato brasiliano del Ceará -, Cristiano Ronaldo Nascimento do Santos. Cristiano è innamorato del calcio. Ma fin dalla nascita è cieco da un occhio e dall’altro vede pochissimo. E purtroppo, per questo motivo, il più delle volte non veniva accettato. Ma a risollevarlo ci ha pensato qualcuno, ovvero l'Inter Campus. Quando il progetto sociale nerazzurro è arrivato in città il bambino ha finalmente trovato un gruppo e degli allenatori che gli hanno dato spazio e lo hanno fatto sentire accettato.
Quando è nato? E a cosa si deve? L'Inter Campus è stato inaugurato proprio in Brasile, nel 1997. La sua nascita si deve in parte a un altro Ronaldo, “Il Fenomeno”, che quell'anno approdò all'Inter. Ma l'altra parte la si deve, come racconta Carlotta Moratti, al voler rimediare alla povertà e miseria che incombono in quelle terre: “C’era molta attenzione sul Brasile, per l’arrivo di Ronaldo ma ovviamente anche per la situazione delle favelas”. La figlia dell'ex presidente nerazzurro, e presidentessa dell'organizzazione sociale in carica dal 2009/10, se n’era innamorata qualche tempo prima, mentre stava girando con il regista Gabriele Salvatores il documentario Petites Historias das Crianças – Viaggio nel mondo di Inter Campus.
Per la nascita di Inter Campus bisogna ringraziare Massimo Moratti. Fu lui a decidere di realizzare un progetto internazionale per aiutare i bambini in condizioni di realizzare un progetto internazionale per aiutare i bambini in condizioni di abbandono e contribuire alla riqualifica delle zone dove vivono.
Oggi Inter Campus realizza interventi di cooperazione sociale a lungo termine in trenta Paesi diversi. Opera insieme a partner locali che sviluppano obiettivi di tipo sociale, come ong, scuole, parrocchie e orfanotrofi. “Monitoriamo quotidianamente il progetto a distanza e due volte all’anno un project manager e due allenatori vanno sul posto”, spiega la presidentessa.
Tutto questo è semplicemente una meraviglia. Il calcio non è solo sport, business, hobby, o “calciare un pallone”. Il calcio a volte sorprende e dimostra di poter essere sorprendente.