In un’epoca calcistica in cui con estrema facilità allenatori alle prime esperienze vengono apostrofati come maestri, la redazione di Inter Dipendenza ha intervistato in esclusiva chi maestro lo è per davvero. Stiamo parlando di Delio Rossi. Titolo conquistato dopo anni di gavetta ed esperienze importanti che lo hanno condotto, dopo tanti sacrifici, a sedersi su panchine importanti di serie A. Un campionato di serie B conquistato con la Salernitana.
Squadra spettacolare quella granata, calcio champagne palesato con estrema naturalezza dall’Olimpico a San Siro. La consacrazione sulla panchina della Lazio ed una meravigliosa Coppa Italia in bacheca dopo una finale al cardiopalma vinta ai rigori contro la Sampdoria.
L’Inter è saldamente in testa. Di chi i meriti principali di questa crescita?
Meriti di tutti. Della società che ha messo a disposizione di Conte una rosa di primissimo livello e, soprattutto, adatta al tipo di gioco dell’allenatore. Meriti di Conte, bravo nell’ottenere i risultati e della squadra che lo segue e in campo fa ciò che chiede il mister.
Vede anche meriti di Luciano Spalletti, capace di migliorare la mentalità di una squadra condotta in Champions League dopo anni di assenza?
Sicuramente. Quando arrivi a lottare per obiettivi importanti, devi sempre riconoscere il lavoro di chi ti ha preceduto. Se parti da zero, come Spalletti, ed arrivi a 80 hai compiuto un grandissimo lavoro. Come quello che sta compiendo Conte per arrivare a 100. Uno step tutt’altro che semplice.
Milan, Juventus, Atalanta, Napoli. Chi può realmente impensierire l’Inter verso la corsa al titolo?
Solo l’Inter può perdere lo scudetto. È la più forte. Nessuna in questo momento può impensierire i nerazzurri.
Il prossimo avversario dell’Inter è il Sassuolo. Come valuta la squadra di De Zerbi? Può entrare nel Parnaso dei Profeti che annovera lei, Galeone e Zeman?
È un allenatore che si é messo in evidenza. Dobbiamo però precisare che il Sassuolo non è una piccola società. Lo è rispetto ad Inter e Milan, ma ha il potenziale economico per non cedere Berardi e per acquistare calciatori come Locatelli e Boga, solo per fare due nomi. È una società importante che si colloca dopo le grandi e che lavora molto bene agevolando il lavoro, pur ottimo, dell’allenatore.
Lukaku si è integrato alla perfezione nell’universo nerazzurro. Come mai tanti calciatori, anche di qualità come Jovetic e Ljiajc che lei ha allenato, a Milano hanno deluso le aspettative?
Lukaku è stato richiesto espressamente da Conte. Si tratta di un grandissimo calciatore che abbina temperamento, qualità tecniche e doti fisiche. Ci sono invece calciatori che in Italia fanno bene, mentre in campo internazionale faticano. Lukaku ha tutto per eccellere ed avverte la fiducia dell’allenatore.
Parliamo di Eriksen e Sensi. Il primo ha visto il campo da gennaio in poi. Sembrava ad un passo dall’addio eppure ha cambiato il centrocampo nerazzurro. Sensi trova spazio in Nazionale ma fatica con Conte. Quali le ragioni della crescita del primo e dell’accantonamento del secondo?
Eriksen ha faticato anche per le differenze esistenti tra serie A e Premier League. Si tratta di un ottimo centrocampista abituato a giocare in una maniera meno tattica. Sappiamo quanto sia importante tatticamente la nostra serie A, ed Eriksen questo aspetto l’ha sofferto. Col passare del tempo è stato bravo, intelligente ed umile nel rimettersi in discussione. Bravo anche Antonio Conte che ha rimesso in discussione le proprie convinzioni. Sensi è stato invece frenato dai troppi infortuni. Stiamo comunque parlando di un ottimo calciatore.
Bastoni e Barella, giovani ma con mentalità da veterani. In cosa potrebbero migliorare?
Barella ha mostrato una crescita esponenziale. Un conto è Cagliari dove rappresentava il prospetto di un buon calciatore. Un altro è l’Inter, dove si sta imponendo mettendo in campo quelle caratteristiche di temperamento, tecniche e fisiche. Qualità necessarie per diventare un grande calciatore. È centrocampista completo, bravissimo in tutte le fasi. È un incursore che copre molto bene il campo, e poi riesce ad inserirsi con personalità. Bastoni ha grandi doti tecniche ed ha sempre avvertito la fiducia di Conte. Deve forse migliorare nella velocità, ma lo farà maturando esperienza.
Salerno, Foggia, Genova, Pescara, Firenze, Lecce, Atalanta, Palermo, Bologna, Roma, Ascoli. Quale il ricordo più bello dei suoi anni in panchina?
Sono tanti, ma mi piace pensare che il ricordo più bello deve ancora venire.
Il calciatore più forte che ha allenato?
Non esiste quello in assoluto il più forte. Non ho allenato Maradona o Messi. Ho allenato calciatori tecnicamente importanti come per esempio Vucinic, Pastore ed Ilicic. Il più completo forse è stato Cavani. Un prospetto su cui avrei scommesso era Abel Hernandez. La sua carriera non è stata all’altezza delle aspettative.
Sogni nel cassetto?
Continuare a fare l’allenatore. Ho cominciato allenando i ragazzi. Mi sono sempre sentito prestato alla prima squadra, solo che questo prestito è durato più o meno trent’anni. Ho ottenuto buoni risultati e chissà, magari tornerò ad allenare nuovamente i ragazzi. La ciclicità è il principio della vita.
Per quale squadra fa il tifo?
Ho nel mio cuore le squadre che ho allenato. Un affetto particolare lo nutro per il Foggia. Lì ho giocato, ho conosciuto mia moglie, sono nati i miei figli ed ho casa, anche se vivo a Roma da tanti anni. Trascorro le vacanze sul Gargano ed ho tanti amici. Non faccio un torto a nessuno se dico che il Foggia è al primo posto.