“Lì, sempre lì, lì nel mezzo. Finchè ce ne hai stai lì, stai lì”. Una vita da mediano, canzone di Luciano Ligabue, oramai da anni è il brano di una delle bandiere nerazzurre sia nella sua carriera da calciatore che in quella da dirigente, ovvero Lele Oriali. L’ex centrocampista nerazzurro è sempre riuscito, in questa sua seconda veste, a risultare un elemento invisibile, ma fondamentale e decisivo per i successi nerazzurri, proprio come lo è stato sul campo da gioco.
Da calciatore, Oriali, riuscì a portare alla causa nerazzurra ben quattro trofei, due scudetti e due Coppe Italia. Ma è da dirigente che ha dato prova ulteriore di enorme competenza e affidabilità e non solo all’Inter – basti pensare che da dirigente del Parma, portò a casa la storica Coppa Uefa, l’ultima di una squadra italiana, vinta contro il Marsiglia. In nerazzurro, infatti, è arrivato nel giugno del 1999 affiancando Giacinto Facchetti, il patron Massimo Moratti e Marco Branca, nella costruzione della squadra che inizierà a vedere i suoi primi successi a partire dalla stagione 2004/2005, con la Coppa Italia vinta con Roberto Mancini in panchina, la stagione successiva, sempre con il Mancio, vincendo tutto i trofei nazionali, con la Supercoppa Italiana contro la Juventus grazie ad un gol di Juan Sebastian Veron, la Coppa Italia contro la Roma ed il quattordicesimo scudetto che diedero il via al ciclo di vittorie che, poi, nel 2009/2010, portò al glorioso Triplete della storia nerazzurra con Josè Mourinho.
Non solo trofei, ma anche geniali intuizioni di mercato, come l’acquisto di Luis Figo dal Real Madrid, dato come un giocatore a fine carriera e che invece è stato fondamentale nella storia nerazzurra; quello di Maicon, il miglior terzino destro della storia interista; o gli acquisti di Walter Samuel ed Esteban Cambiasso, quest’ultimo a parametro zero dal Real Madrid.
Quest’anno l’Inter si ritrova ad essere prima in classifica con undici punti di distacco dalla seconda e, con altri tredici punti, potrebbe diventare per la diciannovesima volta Campione d’Italia. Non è un caso che, ancora una volta, ci sia Oriali a fare da filtro tra area tecnica e gestionale e non è un caso che Antonio Conte, prima della sua avventura in nerazzurro, lo abbia voluto a tutti i costi. Perché, in fondo, se c’è lui lì, sempre lì, lì nel mezzo, la vittoria è assicurata.