Esclusiva ID, Papadopulo: “Scudetto? Merita di essere cucito…”
L’ex tecnico, Giuseppe Papadopulo, è stato ospite del talk show del giovedì sera de La Voce Nerazzurra, “I Gemelli and Saba”.
La puntata di ieri sera de I Gemelli and Saba, podcast de La Voce Nerazzurra, ha visto un nuovo grande ospite che ha risposto alle curiosità dei nostri giornalisti Raffaele Garinella, Mario Spolverini e dell'Agente Fifa Sabatino Durante, ovvero Giuseppe Papadopulo. Mister Promozione ha condotto in Serie B squadre come l'Acireale e la Fidelis Andria. Quella squadra biancoazzurra è ancora oggi ricordata nella città pugliese come la più forte di sempre. In Serie A ha allenato sia la Lazio che il Palermo, portando i rosanero al traguardo degli ottavi di Coppa Uefa nella stagione 2006/2007.
L'Inter ha conquistato tre punti contro il Cagliari nell'ultimo match. Ora mancano 8 partite al termine della stagione, cosa devono temere gli uomini di mister Conte fino al termine? Questo il pensiero del mister: “Credo ben poco, visto il distacco cha l'Inter ha accumulato da coloro che potenzialmente potevano inseguirla. Di conseguenza credo addirittura che possa concludere in crescendo perché ormai la squadra ha acquisito una mentalità da grande squadra e in effetti questo girone di ritorno sta dimostrando come questo scudetto meriti di essere cucito sul petto della squadra nerazzurra“. Il merito va molto a Conte, il quale – a detta di Papadopulo – ha svoltato in un preciso momento: “Nel momento in cui è riuscito a sistemare meglio la difesa, in modo tale che la squadra non subisse più i gol che in precedenza, a volte, gli avevano precluso qualche vittoria che ora nell'ultimo periodo sta dimostrando di meritare. Inoltre ci sono dei jolly che giocano un ruolo fondamentale, che a volte danno di più anche di alcuni titolari.“.
Il focus poi si sposta sui singoli, con un parere su Eriksen: “Probabilmente ha avuto necessità di avere a disposizione un po' più di tempo per integrarsi completamente nell'ambiente squadra e capire al meglio tutte le metodologie di lavoro dell'allenatore. Si è inserito poi in una squadra che stava iniziando ad andare bene e lui l'ha ulteriormente migliorata. Naturalmente poi i risultati che sono scaturiti da quando è stato utilizzato in maniera più costante, stanno a dimostrare che i meriti sono da attribuire a lui che ha capito veramente meglio il calcio italiano“.
Spazio poi ai ricordi dei tempi passati, con la mitica esperienza della Fidelis Andria, arrivando ad analizzare l'involuzione che il calcio ha subito dal periodo delle “sette sorelle” ad oggi: “Il calcio di qualche anno fa era diverso e veniva proposto in maniera differente. Ora si cercano molte costruzioni dal basso, che prima non venivano cercate. Però io credo che questa modalità di costruzione del gioco sia un po' il tallone d'Achille di squadre che, utilizzando magari delle verticalizzazioni, avrebbero ottenuto risultati migliori di quelli che stanno ottenendo“. Sempre ancorato al passato un piccolo ricordo dell'ottavo di Coppa Uefa alla guida del Palermo e la salvezza con il Bologna: “È stata un'esperienza bellissima, peccato per il rosso per un fallo di mano di Corini nella prima frazione di gioco. Quell'episodio ha poi compromesso la partita. Resta il fatto che rimane un'esperienza straordinaria che non molte un allenatore vive durante la propria carriera. La salvezza invece è stata un'impresa incredibile in quanto tra noi del Bologna ed il Torino erano quest'ultimi ad essere favoriti. Invece grazie al pareggio nello scontro diretto ed una serie di prestazioni fantastiche siamo riusciti a ribaltare qualsiasi pronostico“. Un calciatore che il mister porta nel cuore: “Biagioni, che a livello di tecnica era superiore a qualsiasi altro giocatore che ho allenato“.
Si è tornato poi a riflettere sulle dinamiche del calcio giocato. Cosa manca a quello italiano per competere a pari livello con quello europeo? La risposta del mister è stata chiara: “Io credo che la cosa più importante sia migliorare nella mentalità, in quanto siamo rimasti ancora ancorati al passato. Inoltre, secondo il mio modo di vedere, dobbiamo utilizzare come già fanno altri club importanti i giovani. Ad oggi quest'ultimi, nel nostro calcio, difficilmente riescono a maturare nel club nei quali nascono a livello calcistico. Ciò avviene in quasi tutti i club. Un esempio? La Juventus che ora sta cercando di riacquistare giocatori giovani dei quali si era liberata tempo fa. Alla luce di questo credo dunque che non dobbiamo cambiare solamente la mentalità a livello della partita, ma anche la mentalità nella gestione/utilizzo dei calciatori“. Ed aggiunge: “Se un club ha in casa un giovane forte e bravo deve giocare. Io in passato mi sono inimicato giocatori importanti perché al loro posto utilizzavo Pandev. Era giovane e bravo perché non dovevo farlo giocare?“.
Successivamente si è passati all'analisi della mentalità di Antonio Conte e della squadra, anche in vista della prossima stagione: “Io credo che la squadra abbia acquisito convinzione a livello tattico e sia cresciuta dal punto di vista della mentalità e nella consapevolezza dei propri mezzi. Questa è una squadra che, secondo il mio modo di vedere, potrà fare bene anche nelle coppe. Naturalmente verranno fatti degli interventi sul mercato, nonostante il periodo economico attuale, però già questo gruppo potrà fare fronte ai vari impegni che l'Inter affronterà nei prossimi mesi“.
A proposito di tecnici quanto è importante la gavetta? Come mai un tecnico con l'esperienza di Sarri – ad oggi – non è seduto su nessuna panchina ed invece un tecnico alle prime armi come Pirlo siede sulla panchina della Juventus? Il pensiero del mister: “Passare da calciatore ad allenatore comporta un impatto totalmente diverso. Perchè un conto è disputare una partita pensando sì alla squadra, ma soprattutto a sè stesso un altro conto è fare l'allenatore. Quest'ultimo deve avere un ascendente sul gruppo, deve creare delle dinamiche, deve saper parlare una lingua che possa essere comprensibile sia a dei calciatori istruiti che ad altri. Ci sono dunque una miriade di difficoltà che l'allenatore, uomo solo ed in compagnia solamente quando vince, deve affrontare“. Aggiungendo: “L'allenatore deve quindi essere in grado di superare certe difficoltà e deve avere carisma, perché senza quest'ultimo difficilmente riesci ad entrare nella testa di 30 persone“. Perchè il ruolo più importante di un tecnico è il seguente: “Deve saper collocare un giocatore nel giusto ruolo e non snaturare la su natura intrinseca. Alla lunga potrebbe far male sia alla squadra, che allo stesso allenatore/giocatore. Collocare nella maniera corretta un calciatore porta con sè conseguentemente un sviluppo migliore anche sul piano del gioco. Ovviamente poi avere dei calciatori con determinate qualità giova, ma più importante è avere una base solida“.
In seguito il mister ha espresso il proprio parere sul prossimo impegno dei nerazzurri che domenica sera affronteranno il Napoli di Gattuso: “Probabilmente le difficoltà maggiori per i nerazzurri potrebbero essere le caratteristiche del trio d'attacco partenopeo nei confronti del trio difensivo di Conte. Poi nelle altre situazioni non credo che il Napoli possa mettere in difficoltà l'Inter. A mio parere giocherà Mertens, Insigne con magari Zielinski a ridosso delle punte. Osimhen è più tagliato per i giocatori dell'Inter, mentre gli altri potrebbero mettere maggiormente in difficoltà i difensori“. Breve domanda sul futuro: tra Bellingham (Dortmund) e Barella chi dei due potrà diventare un campione? La risposta: “Barella sicuramente è tra i 4/5 centrocampisti migliori a livello mondiale. Ha fatto dei progressi incredibili. Sa suggerire il gioco, sa contrastare, sa rifinire e sa concludere. Per me è calciatore incredibile“.
Chiusura con un pensiero sull'Inter che se è a questo punto non è solo merito di Conte, bensì anche di Spalletti: “Sicuramente per le basi è merito di Spalletti, con il quale in quel periodo sono state gettate le basi per l'Inter odierna. Poi chiaramente c'è anche il lavoro di Conte che ha completato quanto era già stato cominciato e oggi abbiamo una squadra che ha segnato più di tutti ed ha subito 27 gol come la Juventus. Cosa chiedere di più a questa squadra? Ovviamente bisogna elogiare chi sta gestendo il gruppo ora, ma non va dimenticato chi ha gettato le basi in passato durante momenti complicati”.