Saranno Fumosi – Veni, Vidic… non vici: la caduta del Gigante
Una rubrica ideata da Sabatino Durante e Raffaele Garinella che si occupa degli ex calciatori nerazzurri che hanno deluso le aspettative. Più fumo che arrosto. Saranno fumosi.
Nuova puntata della rubrica Saranno Fumosi, oggi dedicata a Nemanja Vidic.
Tutti sono a conoscenza del Manchester United di Ferguson, e dei suoi successi. E quando si citano gli artefici delle vittorie dell'era di Sir Alex ai Red Devils non si può certo dimenticarsi del serbo, che con la maglia dei Diavoli Rossi ha vinto praticamente tutto. Premier League, Champions League e il Mondiale per Club. Nel 2009-10 poi, dopo il ritiro di Gary Neville, Vidic diventò addirittura capitano del Manchester United, ergendosi a tutti gli effetti ad una leggenda dei rossi di Manchester.
Vidic in campo sembrava un Gigante cinematografico: dotato di uno sguardo glaciale capace di intimorire ogni avversario, sembrava non patire le ansie dei tanti pre-gara affrontati. Pareva altresì non temere alcun attaccante, puntualmente arginato con il suo grande agonismo. Gli attaccanti di quelle Premier League, ancora se lo sognano di notte.
Archiviata la più bella e titolata parentesi della propria carriera, Nemanja prova a ripartire da una piazza altrettanto calda: San Siro impazzisce per chi in campo regala quel quid in più, che i profani potrebbero chiamare “cuore”. Gli attaccanti del nostro campionato vengono avvertiti. Vidic non tira mai indietro la gamba, ci mette sempre la faccia, metaforicamente e fisicamente: non era raro, a quel tempo, imbattersi nel volto di un Gigante serbo insanguinato, a causa dei frequenti contrasti in area di rigore.
A marzo 2014, dopo aver vinto tredici titoli in Inghilterra, Vidic annuncia infatti la firma del contratto con l'Inter. A 33 anni il campione serbo veste la maglia nerazzurra, ma i tifosi italiani si sarebbero presto resi conto che il solido difensore ammirato in Inghilterra e nelle competizioni internazionali era arrivato in Italia solo per ricoprire il ruolo di comparsa. Per lui sono poche le convincenti partite sotto la guida di Mancini, a causa anche dei tantissimi infortuni che lo hanno portato ad appendere le scarpe al chiodo, dai professionisti, un anno e mezzo dopo il suo trasferimento.
Eppure il Fato aveva provato ad avvertire il popolo interista: una falsa partenza con tanto di cartellino rosso rimediato al debutto in campionato contro il Torino sembrava il preludio adeguato a quello che poi è avvenuto; un episodio che tuttavia non sembrava scalfire le convinzioni di un simile Gigante: “È stato il mio primo match in Italia: rigore e rosso. Un bel benvenuto. Forse devo imparare come l'arbitro gestisce la gara qui in Italia, è molto diverso dall'Inghilterra, soprattutto nella gestione dei cartellini. Imparerò e non sbaglierò più, mi piace molto giocare qui. Ho iniziato una nuova vita, tutto è positivo”, dichiarò poco dopo il suo esordio. Invece, dopo neanche un anno e mezzo Vidic prende la decisione di ritirarsi a 34 anni a causa dei prolungati tempi di recupero dai suoi infortuni, dopo sole 28 presenze in nerazzurro e ad 8 mesi dall'ultima partita giocata.
Restano ceneri e rimpianti di ciò che poteva essere ma non è stato. Preso per tornare a vincere, Vidic resterà nella storia interista come uno degli acquisti più attesi e meno produttivi di sempre. “Veni, vidi, vici” (Venni, vidi, vinsi) è la frase con la quale, secondo la tradizione, Gaio Giulio Cesare annunciò la straordinaria vittoria riportata il 2 agosto del 47 a.C. contro l'esercito di Farnace II del Ponto a Zela, nel Ponto.
Ma per Nemanja questo è ciò che di più lontano il Fato gli ha regalato in nerazzurro: San Siro resterà per sempre l’arena in cui l’ultimo dei Giganti è caduto.