SuperLega, i pro: il Dio denaro, e una democrazia inattesa
Formula tanto nuova quanto criticata, già dalle sue prime ore di vita. Ma ci sono dei pro sia per chi vi parteciperebbe, sia per chi rimarrebbe escluso.
La SuperLega sta sconvolgendo il mondo del calcio. Formula tanto nuova quanto criticata, anche legalmente, già dalle sue prime ore di vita. Eppure, ci sono dei pro sia per chi vi parteciperebbe, sia per chi rimarrebbe escluso.
DIO DENARO – Innanzitutto c’è da considerare, ovviamente il fattore soldi. Il lato economico della vicenda è sconvolgente: Jp Morgan infatti finanzierà l’avvio della SuperLega con 3.5 miliardi di euro una tantum destinati ai club fondatori. Al momento sono 12 club, Arsenal, Atletico Madrid, Chelsea, Barcellona, Inter, Juventus, Liverpool, Manchester City, Manchester United, Milan, Real Madrid e Tottenham.
Questo significa che solo aderire alla SuperLega porterà in dote decisamente più soldi del vincere la Champions League, ad esempio. Cifre esorbitanti che incrementeranno con i diritti televisivi, e che dunque garantirebbero un aumento di capitale importante alle tre big italiane coinvolte, tra cui l’Inter. Infatti il Covid–19 ha provocato diverse problematiche alle casse dei club. Che hanno dunque avvertito la necessità di dare subito una scossa, cosa che non è mai arrivata dall’UEFA. La richiesta di tali società è molto chiara: ricevere più soldi dai diritti tv. Da anni l’UEFA promette una riforma che possa andare in contro ai club, ma non si è mai concretizzata, così si sono convinti a fare di testa propria e costruire una nuova lega, lanciando la sfida agli altri organi.
PRESTIGIO – Il prestigio è certamente un altro aspetto da considerare: non sono al momento dentro le due finaliste della passata stagione di Champions, Bayern Monaco e PSG, ma indubbiamente le rose coinvolte sono di un livello altissimo. Risonanza mediatica, prestigio, modernità: fattori da non trascurare per quanto riguarda questo nuovo format.
DEMOCRAZIA – Proletariato al potere. La SuperLega potrebbe servire a dare competitività a campionati nazionali come quello italiano che negli ultimi venti anni è stato vinto sempre da Juventus, Inter e Milan. Per i club medio piccoli è una grande opportunità, soprattutto se le tre big dovessero davvero essere escluse dalla Serie A.