(ID), Pistocchi, pt.1: “SuperLega? Pensata, comunicata e costruita male”
Nostra intervista esclusiva al giornalista Maurizio Pistocchi che ha detto la sua su vari argomenti attuali tra cui la SuperLega
Nuovo appuntamento con il podcast “I Gemelli and Saba” con i nostri giornalisti, Raffaele Garinella, Mario Spolverini e Sabatino Durante. Il grande ospite di questa sera è stato il giornalista Maurizio Pistocchi che ha raccontato, oltre ai vari aneddoti della carriera, le sue opinioni sulla SuperLega e sull’Inter.
Sulla SuperLega: “Non si può comunicare un evento epocale che è la più grande innovazione degli ultimi 60 anni con un comunicato a mezzanotte che ha aperto a tutta una serie di obiezioni. Partendo dalla meritocrazia che è fondamentale dello sport, anche se negli ultimi 20 anni questo aspetto è stato smentito perché i campionati, non solo italiano, sono stati vinti da squadre della SuperLega. Doveva essere presentata con una grande conferenza di livello mondiale con tutta la stampa del mondo, essendo in grado di rispondere a tutte le domande. Questa manifestazione aveva anche dei punti di forza, ma hanno dimostrato di essere arroganti e poco intelligenti. Io avevo un’informazione di primo livello e c’era molto ottimismo nel pomeriggio. Fonti autorevoli di squadre della SuperLega erano molto positivi. Ma voi vi aspettavate che Johnson e Draghi si sarebbero limitati alla ramanzina? Poi abbiamo visto che non è stato così. E’ mancato tutto sia dal punto di vista comunicativo, ma anche organizzativo. Io ho avuto la fortuna di essere molto amico di uno dei membri di Media Partners e io avevo studiato questo progetto, ma le squadre dovevano essere selezionate in base al Ranking. Bastava dire che non ci sono presenze fisse, ma bastava dire che le prime squadre del Ranking avrebbero partecipato alla SuperLega. E a quel punto diventavi inattaccabile perché era meritocratico. Le cifre sarebbero state spaventose ed in un momento in cui i club, per loro colpa, sono indebitati, sarebbe stato ottimo. Oggi credo che sia difficile riprendere un progetto del genere perché sono intervenuti i governi che stabiliscono e decidono. Probabilmente sottobanco c’è un accordo con la UEFA, infatti Ceferin pare che stia trattando con un fondo una cifra di 7 miliardi di euro. Quello che abbiamo visto in questi giorni dal punto di vista mediatico sia stato dettato anche da molto populismo, perché è difficile pensare il contrario della UEFA e della FIFA, basti pensare a quello che è successo a Blatter o all’organizzazione del mondiale in Qatar. Quando si parla di etica non lo si può fare solo quando fa comodo. Non vado in paesi in cui i diritti delle donne o dei lavoratori sono in discussione”.
Sullo stato del calcio: “Io penso che il progetto sia stato sbagliato dal punto di vista comunicativo e della costruzione. Probabilmente è stato tirato fuori perché i tentativi di contrattazione con la UEFA non era andata in porto. Una situazione figlia della disperazione. Tanti club sono sull’orlo del fallimento. Il problema vero è che i club hanno ragione sotto certi aspetti perché sono loro che producono calcio, sotto altri no perché non si sono proprio comportati con la diligenza del buon padre di famiglia del codice civile. Il progetto era interessante perché se vedi grandi partite il prodotto ha più appeal. Ma è stato costruito male e si è data la possibilità alla UEFA come quella che vuole difendere i valori del calcio come sport. Se così fosse stato avrebbero regolato gli stipendi e tanto altro. L’altro giorno leggevo che Mourinho nei suoi ultimi cinque esoneri ha accumulato 93 milioni di indennizzo. E’ un’offesa ed è insostenibile per tutto il sistema calcio. Ci vuole anche un’organizzazione che organizza e gestisca i diritti tv. E’ vero che se siamo arrivati a questo punto non è solo per colpa della UEFA, ma perché il mondo del calcio ha mangiato sé stesso a furia di ingaggi milionari a calciatori e allenatori e di tangenti agli agenti. Gli agenti come Mendes e Raiola oggi comandano il calcio mondiale e ci dovrebbero essere delle regole che dovrebbero essere fatte rispettare dalle Federazioni perché le regole ci sono. In un mondo normale questi debiti della società avrebbero portato ai libri in tribunale. L’Inter negli ultimi 10 anni ha speso più di un miliardo di euro per vincere zero. Penso a un calcio più virtuoso in cui si valorizzino i settori giovanili, in cui si punti sugli allenatori e si abbia un progetto tecnico, perché poi pagano sempre gli allenatori, ma mai i dirigenti che li scelgono e fanno le squadre. Io ho avuto la fortuna di conoscere tanti dirigenti bravi o meno. Quando un club ha aperto un ciclo, c’erano sempre poche persone. Quando l’Inter ha vinto con Mourinho, e me lo ha detto Oriali, il portoghese dirigeva. Nemmeno Moratti parlava con Josè. Se tu pensi che la Juve ha mandato via Sarri per prendere uno che non aveva nemmeno il patentino. Io sono stato l’unico giornalista a dire che Agnelli si sarebbe preso un rischio enorme. Lui voleva dimostrare a Conte che alla Juve vince chiunque perché hanno una società forte. Il calcio è una macchina molto complessa e io ho fatto il dirigente accompagnatore con Sacchi al Cesena, ho avuto la fortuna di vivere un passaggio epocale nel calcio, ma Sacchi viveva giorno e notte per il calcio che ha lasciato perdere tante cose per la sua passione. Io oggi vedo molti affaristi”.