La stella di Conte brilla di nerazzurro. L’Inter è campione d’Italia con merito
Da settantasette giorni in vetta solitaria. Scudetto cucito sul petto con dominante maestrìa. Urliamolo tutti insieme: siamo campioni d'Italia.
Campionato conquistato grazie ad una eccellente pianificazione. Zhang, Marotta, Ausilio e Conte come i moschettieri tanto cari ad Alexandre Dumas hanno ridicolizzato – a turno – gli avversari che si mettevano tra il nerazzurro e il tricolore. Caduti sotto i colpi di Lukaku, le incornate del Toro Martinez e la classe senza fine di Christian Eriksen.
Spazzati via dallo strapotere fisico di Barella e Hakimi, dalla visione di gioco di Brozovic, dagli inserimenti raffinati di Perisic e dai gol da nove punti di Matteo Darmian, l'uomo giusto al posto giusto. Sciolti come neve al sole dalle giocate mai banali di Alexis Sanchez. Maravillose, come i suoi gol al Parma. Frantumati dalla muraglia eretta da Skriniar, De Vrij e Bastoni.
È lo scudetto delle parate di Handanovic, decisivo quando bisognava esserlo, e dell’importanza di Ranocchia nello spogliatoio. È lo scudetto di un gruppo di grandi uomini prima ancora che di grandi calciatori. Qualcuno si era illuso con il titolo di campione d’inverno. Qualcun altro pensava che si potesse vincere con chiunque in panchina. Conte ha dimostrato il contrario. Ha rifinito egregiamente e raffinato magistralmente l’eccellente lavoro di Luciano Spalletti – guai a dimenticare il suo fondamentale biennio – arrivando dove l’Inter mancava da troppo tempo.
In cima, più in alto di tutti. Conte ha emulato Trapattoni, suo antico ed indimenticabile maestro, ed ha scacciato via il fantasma del Lippi nerazzurro. Ha riscritto la sua storia, e contribuito a scrivere una pagina bellissima di quella dell'Inter. E poco importa – almeno al popolo interista – se la sua stella allo Stadium ha smesso di brillare. Oggi brilla di nero e d’azzurro, i colori più belli del mondo. Ci dispiace per gli altri.
Così è (se vi pare).