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Lo Scudetto di… Ashley Young: l’importanza di chiamarsi comprimario

La stagione che non si è ancora conclusa, ma che ha già  consegnato lo scudetto all’Inter, ha visto vari protagonisti, in campo e non

La stagione che non si è ancora conclusa, ma che ha già consegnato lo scudetto all'Inter, ha visto vari protagonisti, in campo e non. Ognuno ha dato il suo contributo, anche se in maniera diversa. Tra questi c'è senza dubbio Ashley Young. L'inglese è arrivato a Milano un anno e mezza fa dallo United per dare aiuto sulle fasce, povere di risorse e di alternative. Il giocatore ha convinto al punto da meritarsi il riscatto. Quest'anno è partito inevitabilmente indietro nelle gerarchie, visto l'arrivo di Hakimi e il ritorno di Perisic.

Tuttavia, vista una partenza così e così del croato, ad inizio anno campionato è stato spesso chiamato in causa. La sua avventura interista racconta molto dell'aplomb inglese. Da capitano dello United a seconda scelta dell'Inter. mai una parola fuori posto e sempre pronto quando chiamato in causa. Nella cavalcata finale è stato messo ancora più da parte a causa dell'esplosione di Perisic nel nuovo ruolo di quinto di centrocampo e dello stato di grazia di Darmian, che ha vestito i panni di bomber dai gol pesanti.

Eppure spazio per Young ce ne è stato, come nel delicatissimo recupero contro il Sassuolo, dove “pronti via” ha servito l'assist al bacio per Lukaku. Ora sembra essere pronto a tornare in patria, al Watford, dopo aver svolto egregiamente il ruolo di chioccia in nerazzurro. Ruolo che è stato molto importante. Il contributo in termini di esperienza è stato senza dubbio un'arma su cui Conte ha punto fortemente. “L'importanza di chiamarsi Comprimario insomma”, parafrasando il suo (per restare in tema) connazionale Oscar Wilde.