“Con quel sorriso, con quel dannato sorriso” sembrerebbe l'inizio della celebre serie 13 Reasons Why – o solo Tredici per gli utenti italiani di Netflix -, ma non è così. Stiamo forse parlando del sorriso abbozzato della Gioconda? Del game-show cult LOL – Chi ride è fuori? No, nulla di tutto ciò. Stiamo parlando del numero 11 nerazzurro: Aleksandar Kolarov.
Il serbo è passato alle cronache – e contemporaneamente è entrato nel cuore dei tifosi – per un episodio avvenuto nel derby di Coppa Italia. Ancora una volta contro Ibrahimovic, ma questa volta ha avuto la meglio e lo ha fatto con stile. Un sorrisino, dopo l'espulsione dello svedese, dal sapore di rivincita. Una rivincita attesa, sperata e spasmodicamente voluta dopo il primo incontro in campionato dove, a causa di sue disattenzioni, l'Inter usciva sconfitta.
L'ex Lazio, Roma e Manchester City lo conosciamo: non si fa demoralizzare per degli errori. Quest'ultimi, uniti ad un paio di disattenzioni, sono costati qualcosa di troppo ai nerazzurri durante questa scalata al 19° titolo, tanto che dopo una prima parte da assoluto titolare nella difesa a tre è scalato in panchina. Sette presenze per lui in Serie A, concentrate quasi per la totalità nella prima parte di campionato. Fiorentina, Benenvento, Milan, Genoa e Parma: 370' minuti nelle prime 6 partite – titolare inamovibile – ed un assist per lui. Poi è arrivato il Covid-19 unito ad un problema muscolare che lo hanno tenuto fuori per circa un mese.
Da quel momento l'Inter ha trovato la propria quadratura arretrata con il trio titolare Skriniar–De Vrij–Bastoni e con l'alternanza Young–Perisic sull'out di sinistra. Per il numero 11 dunque è arrivata la panchina e solamente qualche minuto nei match successivi. Contrariamente a quanto però si può pensare, dai suoi 35 anni d'esperienza internazionale, Kolarov non si è rilassato. Si è trasformato. Ha vestito i panni dell'uomo spogliatoio. Un nuovo supereroe alla Pinetina in grado, con la sua grinta ed il suo carisma, di comprendere il momento mettendosi a disposizione della squadra. I trofei, d'altronde, non si costruiscono solamente sul campo durante le partite, ma bisogna partire dalle fondamenta. Unione d'intenti, feeling, complicità ed armonia. Questi gli ingredienti per il successo.
Ora per il difensore, ancora alle prese con delle noie muscolari, ci sarebbero ancora quattro match dove poter rientrare. Una data certa non c'è, come anche per la sua permanenza: “Del doman non v'è certezza“, scriveva in un verso Lorenzo de' Medici nel Trionfo di Bacco e Arianna. Ma non finisce qui. C'è pure un'ineluttabile verità: Kolarov, sei campione d'Italia.