Inter, grattacapi e sorrisi per Marotta…e per Conte ?
In bermuda e infradito, i soliti fenomeni vanno dicendo (e scrivendo) che la Sampdoria è venuta a San Siro a giocarsela giusto così per sminuire la manita organizzata dalla banda di Conte nella prima partita con lo scudetto sul petto. Nello stesso minestrone aggiungono ovviamente gli ululati sulla crisi finanziaria dell’Inter e sugli sviluppi drammatici che andranno in scena nei prossimi giorni. Vanno lasciati cuocere nel loro brodo, fatto di invidie e recriminazioni, fake e difattismo da tre soldi, vanno capiti, sono disperati per il crollo delle vendite dei loro quotidiani, virus contro il quale non è ancora dato capire se esista un vaccino efficace ma se continui a girare senza la mascherina dell’obbiettività è facile che non ti passi.
La Doria non è certo venuta a San Siro con il coltello tra i denti, la situazione di classifica glielo permetteva ampiamente, non è venuta neanche per partecipare alla festa ed al rinfresco, la passerella d’onore ai neo campioni è figlio della signorilità di Ranieri non dell’istinto decoubertiano. Si è trovata sotto dopo 3 minuti e lì ha capito che era l’Inter che poteva giocare in abbigliamento balneare, forte di una mentalità finalmente consolidata, primo e più importante successo di cui va dato atto a Conte.
La tifoseria interista intanto sui social si spacca (ma va?) tra frange in fanciullesca overdose di festeggiamenti che da una settimana continuano ad alzare birre, prosecchini e peana a ripetizione h24, prima e dopo i pasti come se non ci fosse un domani e coloro che, dopo aver esposto sull’uscio di casa il bandierone impolverato da un decennio ed alzato la coppa di spumante con gli amici per brindare al 19mo, alzano anche il calice del realismo e iniziano a guardare al futuro e a farci qualche ragionamento su.
Steven Zhang ha fatto sapere urbi et orbi che c’è bisogno di ridurre ingaggi e stipendi, giocatori e dirigenza sono chiamati ad un gesto di responsabilità nelle secche economiche della pandemia. Se si tratti di spalmare qualche mensilità sui prossimi anni o allungare i contratti in essere o rinunciare sic et simpliciter a qualche stipendio non è dato sapere, tutte le ipotesi sono buone visto anche che esistono situazioni completamente diverse, a chi è in scadenza non potranno essere chieste le stesse cose di chi ha davanti a sé un paio d’anni di sicurezza economica. Intanto dopo i primi rumors catastrofici, Marotta ha detto che i premi scudetto saranno regolarmente pagati e questo è un buon viatico, segnale tangibile della correttezza e buona volontà della proprietà.
I ben informati, Marco Bellinazzo su tutti, parlano di una riduzione del 15/20% circa sui 150 milioni (euro più euro meno) del monte ingaggi nerazzurro, non propriamente pizza e fichi. E dove sta il problema, dicono tanti, basta vendere Vidal e Sanchez, Ranocchia e Vecino, aggiungiamo Pinamonti e il gioco è fatto. Allora possiamo stare tranquilli, visto che li compreranno loro, magari con una generosità tale da permettere al ragioniere nerazzurro pure qualche plusvalenza visto che la pandemia non ha minato solo il bilancio dei nostri eroi e che i club di tutta Europa sono alla disperata ricerca di soldi freschi.
Diversamente da questi fenomeni della ragioneria calcistica, a Beppe Marotta la pelata prude assai perchè sa bene che anche quest’anno sarà molto più facile acquistare che vendere, specialmente se la merce da mettere sul banco ha età non più verde e stipendi plurimilionari e sa pure che comunque la rosa dovrà essere consolidata perché non è che Vidal e Sanchez possono essere sostituiti dal giardiniere e dal cuoco della Pinetina. O no?
Lo stesso dicasi per altri giovanotti che periodicamente si riaffacciano ad Appiano giusto il tempo per staccare il biglietto per la prossima destinazione a tempo determinato. Lazaro, Joao Mario, Nainggolan, solo per citarne 3 che a bilancio cubano (per ora) poco stipendio ma tanto ammortamento, tutti emuli della bella di Torriglia che tutti la vogliono ma nessuno se la piglia.
A dire la verità, Marotta avrebbe anche un’occasione per sorridere. Se è vero quanto riportato dalla stampa specializzata nelle ultime ore, il prestito di 270 milioni che Suning sta trattando da tempo sarebbe ormai in dirittura d’arrivo (??) con una clausola specifica che vieterebbe all’Inter di privarsi dei suoi top player. Ovvio, visto che chi cacciasse la grana avrebbe molte più possibilità di rientrare dei suoi capitali laddove l’Inter continuasse ad avere una squadra competitiva in Italia ed in Europa, in grado di aprire un ciclo vincente, evento alquanto improbabile se in campo scendessero giovincelli di belle speranze e/o altri parametri zero altisonanti solo quando arriva il 27 del mese.
Il più felice di questa clausola sarebbe ovviamente Antonio Conte che anche l’anno prossimo potrebbe contare sulla sua pattuglia di titolarissimi che gli hanno regalato lo scudetto più difficile, come lo ha definito lui.
Già, Conte… diamo per scontato, dopo tutte le parole di grande entusiasmo delle ultime ore, che sia davvero felice di restare sulla panchina nerazzurra e che non avrà problemi a venire incontro a Zhang qualora la richiesta di tirare la cinghia dello stipendio fosse rivolta anche a lui. Meno facile è prevedere la sua reazione quando il presidente dovesse fargli capire che il mercato in entrata potrebbe essere legato esclusivamente a quanto ricavato dalle uscite o poco più, con tutte le problematiche di cui sopra. Pane e cicoria non fanno per lui e per le sue (giuste) ambizioni, alla fine dei conti mantenere la spina dorsale del gruppo di quest’anno sarebbe già un successo, ancora una volta il ristorante da 100 euro rischia di non poterlo accogliere per cause di forza maggiore.
La stessa forza, e chiudiamo il cerchio tornando all’inizio, che servirà ai tifosi interisti per districarsi dalle fandonie che scorreranno a fiumi nelle prossime settimane.