“Ci sono giorni in cui essere interista è facile, altri in cui è doveroso e giorni in cui esserlo è un onore“. Basterebbe questa frase per concludere la riflessione appena iniziata. Un pensiero lineare, semplice, profondo che allo stesso tempo racchiude dentro di sè il senso d'appartenenza che ogni tifoso nerazzurro dovrebbe possedere. Non a caso queste parole sono state pronunciate da Giacinto Facchetti: l'interismo fatto a persona. Colui che racchiudeva, in una sola entità, l'essenza del club dai “colori del cielo e della notte“.
Tutto ciò, ultimamente, è venuto meno. Polemiche su polemiche si sono rincorse attorno al mondo nerazzurro. Come se ci fossimo catapultati sul piano astronomico: in un paradossale sistema Inter-centrico. Dove notizie, smentite, pensieri negativi – e quant'altro – stanno compiendo congiuntamente il loro moto rivoluzionario intorno all'orbita del club meneghino. Più che satelliti, però, sono meteoriti. Destabilizzati, nocivi, pericolosi.
Certo, molti potrebbero dire che siamo abituati a vivere in un'atmosfera del genere – di stampo apocalittico -, ma si è sempre in tempo per cambiare: “Solo gli stolti ed i morti non cambiano idea“. Chiaro no, James Russell Lowell? Sì, limpido e cristallino. Così diretto e schietto, da riuscire a risvegliarci da questo torpore di polemica e farci tornare sulla “diritta via“: siamo o non siamo l'Inter? Dopo 11 anni siamo tornati sul tetto d'Italia. Abbiamo conquistato il 19° titolo della storia del club, ma la preoccupazione e l'attenzione è altrove. Distolta, rapita, incatenata. La gioia è in balìa delle preoccupazioni, ma ricordiamoci che: “Nè sconfitta, nè vittoria, che intanto è sempre la stessa storia: un'ora e mezza senza fiato“.
Senza fiato, senza respiro: così l'Inter fa stare i tifosi! Quale sensazione più bella e pura dell'adrenalina che pervade il corpo, della gioia che sprizza da tutti i pori, delle lacrime di felicità che accarezzano e danno forma al viso. Questo significa essere nerazzurri. Sofferenza, anni senza vittorie, ricostruzioni, ripartenze, progetti falliti, idee interessanti, investimenti sbagliati. Questa è la natura dell'Inter e non potrà mai essere cambiata o modificata: This is Inter! Per riprendere il motto spartano urlato da Leonida. Ditemi voi, cosa c'è di meglio? Di una continua sofferenza per arrivare alla vittoria…
Aveva ragione Elio mentre, insieme a Graziano Romani, componeva l'inno – ancora in auge – del popolo nerazzurro. Niente di più vero, puro, reale. I nerazzurri durante la loro storia si sono fatti valere, hanno imposto il loro prestigio, il loro stile, la loro filosofia. Alti e bassi – come in tutti i club del mondo – che poi si sono sempre risolti. Passerà anche questo momento. Ricordate quando venivamo dati per spacciati nella doppia semifinale contro il Barcellona nel 2010? O quando – dopo anni di sconfitte e traguardi non raggiunti – si è tornati a “riveder le stelle“? Sembra passato un secolo, ma è la storia del recente passato.
Tutto ciò dovrebbe far ben capire che l'Inter è stata, c'è e ci sarà. Soprattutto in futuro. Le difficoltà attraversate ultimamente dal club nerazzurro, capitanato da Suning, sono comuni a quelle di altre proprietà. Non solo l'Inter è in difficoltà economica, non solo i nerazzurri si stanno interrogando sul futuro, non solo… Non solo. L'Inter non è la sola a “soffrire“. Una cosa però è certa e, su questa, non si può dubitare: questa è l'Inter Milano e non si lascerà mai abbattere da nulla: “Si chiamerà Internazionale, perché noi siamo fratelli del mondo e sarà per sempre una squadra di grande talento“. D'altronde: “Lo so quant'è assurdo il nostro amore per il nerazzurro, quante volte abbiamo pianto ma siamo rimasti sempre al suo fianco“. Perché nella gioia e nel dolore all'Inter ho giurato eterno amore! Noi siamo l'Inter!