(ID), Pistocchi pt.2: “Non c’è fallo sul gol annullato a Lautaro. Conte leader”
Seconda parte della nostra intervista esclusiva a Maurizio Pistocchi che ha parlato di molti temi inerenti al mondo Inter
Grande appuntamento questa sera con il podcast de La Voce Nerazzurra, Tango e Cash. Insieme ai nostri Nico Spinelli e Luca Bilanzuoli, un grandissimo ospite come Maurizio Pistocchi che ha parlato di tanti temi, di Inter e di tanti aneddoti.
Ecco le sue parole:
Un aneddoto sulla sua carriera: “Nel 1991, quello che era il direttore a Mediaset tempo prima mi chiese di fare il capo del calcio a Tele più e mi disse che mi dava tre volte di più di quello che prendevo. Da un lato avrei potuto avere più soldi, dall’altra una riconoscenza verso persone con cui ero stato bene. Nella nostra trasmissione abbiamo avuti tanti personaggi importanti. Ma una volta Vialli si trovò bene e mi chiese di fargli da procuratore. Tra parentesi, un anno e mezzo dopo fu trasferito alla Juventus per 45 miliardi di euro e io che sono un pirla ho detto di no a Vialli. Sarei diventato molto più ricco, ma non avrei fatto l’esperienza di lavoro che ho fatto, non avrei conosciuto Vianello, non avrei inventato il premio di migliore in campo, non come quella buffonata di Sky che fa votare i tifosi. E’ ovvio che ognuno vota quello della propria squadra. Da noi c’era un giuria. Ci sono tanti episodi anche sull’Inter: Pellegrini mi chiese un nome perché si era infortunato Tramezzani. Andai con una cassetta nel suo ufficio e c’era il ds dell’Inter e dissi di guardare il numero 6. Mi dissero di andarlo a prenderlo subito. Era Roberto Carlos. Dopo pochi mesi Moratti prese l’Inter e diceva che i giocatori dell’Inter li avrebbe presi lui. Alla fine lo prese per 11 miliardi”.
Sul gol annullato a Lautaro: “Il caso del gol annullato a Lautaro è stato fischiato un fallo inesistente e fa parte delle dinamiche di Chiellini perché è il primo che urla. Ricordo un episodio con Belotti in cui gli diede un pugno. Dispiace per Lautaro perché era un gol straordinario. Calvarese non è mai stato un grande arbitro e si è distinto ancora per non esserlo. Lui ha visto fallo e ha fischiato fallo. Sul fallo di Bentancur in cui è stato espulso vi accorgete che la distanza di Lukaku dalla porta è di una trentina di metri, un po’ lontano per una situazione pericolosa. Uno di quegli episodi che se non ammonisci non ti possono dire nulla, se ammonisci idem. Una situazione border line. E’ la decisione più complicata”.
Sul lavoro di Conte: “Sono stato l’unico a dire che Conte era il segreto dell’Inter a dicembre quando tutti volevano il suo esonero, anche alcuni maestrini. Io ho sempre pensato che Conte fosse il valore aggiunto di questa squadra che non vinceva niente da 10 anni dopo aver speso un miliardo di euro. Mi si diceva che l’eliminazione in Champions sia stato un fallimento, ma per me è stato un caso visto che ci sono stati episodi dubbi e tante occasioni per l’Inter. Penso che Conte sia un grande allenatore anche se la mia idea di calcio è diversa. A me piace Guardiola, squadre di palleggio. Ma dico che Conte con il suo calcio posizionale ha dei valori importanti, non si vince in Italia e Inghilterra se non sei bravo. E’ un ideologo perché ha bisogno che la squadra e la società gli vadano dietro. La polemica dell’anno scorso fu una questione di indicazioni di mercato: Conte disse che voleva Kessiè e Vidal, ma la risposta fu Eriksen che non c’entrano niente coi primi due. Kessiè si è visto che apporto da. Quando ero a Cesena feci il suo nome e quello di Sensi ad Ausilio. L’anno scorso parlai di Vlahovic in un intervista che non aveva il valore che ha quest’anno. Una brava società non può non avere un grande scouting, se arrivi dopo sui giocatori sei già in ritardo. Oggi le squadre inglesi comprano i talenti brasiliani di 17 anni. Il limite dell’Inter in questi anni è stato proprio la parte sportiva. Ha avuto dei pregi, ma anche dei difetti. L’Inter ha speso un miliardo in 10 anni prendendo giocatori improponibili come Joao Mario o Gabigol. Se l’Inter segue le indicazioni di Conte può aprire un ciclo in Italia e in Europa, anche se in Europa non so se vincente visto che ci sono delle vere e proprie corazzate. Quando l’Inter vinse il Triplete l’errore di Moratti fu quello di non vendere i giocatori e ricostruire. Massimo è stato sempre uno molto affezionato ai giocatori. Una volta da Guadalajara mi chiamarono per dirmi se ci fosse qualcuno che fosse interessato a Ronaldinho che era un fenomeno. Prima feci una chiamata ad un mio amico, poi la feci a Moratti che disse che era fantastico. Gli dissi che gli diedi il numero di telefono del fratello e fu preso per 4 miliardi. Ma si accorse che avrebbe tolto spazio a Recoba e allora Dinho passò al PSG.