Dalla possibile tragedia all’apoteosi: il Cholo ha armato il suo Pistolero
L’Atletico Madrid è diventato campione di Spagna in una stagione incredibile. Due gli uomini decisivi: Luis Suarez e il Cholo Simeone
Dopo la sofferenza e la paura, la felicità. L’Atletico Madrid è riuscito a vincere il suo undicesimo campionato spagnolo con un epilogo thriller che ha riportato alla mente dei colchoneros tantissimi fantasmi, a partire dalla finale di Champions League persa contro il Real Madrid – stessa rivale per la vittoria finale del campionato – dopo essere stato in vantaggio per novantatré minuti. Alla fine è stata rimonta al Valladolid, con i goal di Correa e quello, definitivo, del pistolero Luis Suarez, e la matematica certezza della vittoria.
Due sono stati gli uomini simbolo di questa stagione dei madrileni: il primo, già citato, Luis Suarez; il secondo, manco a dirlo, il suo tecnico, il Cholo Simeone. L’attaccante uruguayano è stato capace di firmare 21 reti in campionato, diventando il vero e proprio leader tecnico della squadra e il termometro di una rosa che, con lui, è stata riempita ulteriormente di mentalità vincente. E dire che, la scorsa estate, la sua ex squadra, il Barcellona, aveva praticamente pagato per mandarlo via per applicare una politica di risparmio sui conti societari. Quasi l’intera stampa spagnola aveva dato come in fase calante la carriera dell’attaccante che, al contrario, ha dimostrato di essere ancora uno dei migliori nel suo ruolo, scacciando ogni critica della vigilia e attuando la sua ‘vendetta perfetta’.
Ma chi ha reso possibile tutto ciò, è stato ancora una volta Diego Pablo Simeone. Tutto inizia dall’ennesima estate di rumors che davano l’ex Inter come partente dalla capitale spagnola. Non solo così non è stato, ma l’allenatore argentino è stato decisivo nelle scelte di mercato della società, riuscendo a portare a parametro zero proprio Luis Suarez. Ma la vera svolta è stata sia dal punto di vista tattico, che mentale. Tattico perché il Cholo si è presentato ai nastri di partenza con un inusuale 3-4-2-1, rivoluzionando il suo fedelissimo e arcigno 4-4-2. Ciò che ha sorpreso di più, sotto questo aspetto, è stata la sua malleabilità non solo in termini di numeri, ma di identità: un gioco molto più propositivo rispetto al precedente che aveva portato i suoi uomini a più dieci dalla seconda in classifica. Dal punto di vista mentale, invece, una grande solidità mentale che lo ha portato anche a scelte complesse e impopolari – come le numerose panchine di Joao Felix – e a tenere sempre la barra dritta quando le rivali hanno recuperato otto dei dieci punti di distacco.
Insomma, una stagione pazzesca che, dopo il vantaggio del Valladolid, sembrava poter finire in tragedia e che, all’opposto, ha tirato fuori il vero animo Atleti, capace di soffrire e di portare a casa un risultato insperato alla vigilia. Un Atletico che non muore mai, trascinata dai suoi due leader: Suarez e Simeone.