“Mi aspettavo il divorzio fra Antonio Conte e l’Inter. L’inevitabile ridimensionamento che tocca il calcio italiano – e in questo caso l’Inter – non poteva garantire le sue richieste”.
Riccardo Cucchi, fra i più grandi radiocronisti della storia del giornalismo italiano, va dritto al punto nell’intervista esclusiva concessa a InterDipendenza. Questa è la prima parte dell'intervista (qui la seconda parte), dove abbiamo toccato il tema legato all'addio di Conte.
È stata la settimana più ‘frenetica’ nella storia recente dell’Inter. Cominciamo dal primo tassello di questo domino: si aspettava il divorzio fra il club e Antonio Conte?
“Sinceramente, si. Me lo aspettavo. Conte vuole vincere. E tra l'altro ci riesce spesso. È un tecnico di grande valore che pretende. Dai suoi giocatori e dalle società con le quali lavora. L' inevitabile ridimensionamento che tocca il calcio italiano, e in questo caso anche l'Inter, non poteva garantire che le sue richieste venissero accolte”.
I tifosi si dividono. C’è chi da la colpa alla società di non averlo accontentato e chi, invece, punta il dito contro le richieste ‘eccessive’ del tecnico leccese. Che idea si è fatto?
“Credo che la verità sia a metà strada. Del resto Conte è abituato a non fermarsi troppo a lungo in un posto. I suoi metodi vincenti “stressano” l' ambiente. E anche per questo preferisce cambiare. È un professionista moderno. Non parla al “cuore” dei tifosi. Dice loro “cercherò di farvi vincere”. Nessuna promessa d'amore. In questo è bravo. I suoi addii sono meno dolorosi. Magari sono costosi per le società. L'Inter ne sa qualcosa, vista la buona uscita che ha dovuto versare”.