Si può vincere una Champions entrando in corsa a metà stagione con la squadra fatta da chi ti ha preceduto, si può perdere una Champions dopo aver speso mille mila milioni sul mercato e baciare la medaglia del secondo posto, la finale di ieri offre questi splendidi fotogrammi di due allenatori che hanno dato una lezione di pragmatismo e di rispetto.
Lo stesso pragmatismo che servirà a Simone Inzaghi (a proposito, perché ancora niente ufficialità?) per affrontare una prova da far tremare le vene a gente assai più scafata di lui, un’esperienza dalla bivalenza micidiale che può assicurare una carriera da allenatore top o un baratro da cui sarà comunque difficile riemergere.
Lo stesso rispetto che i tifosi nerazzurri hanno concesso a Suning fino ad oggi ma che adesso pretendono (giustamente) di riavere indietro con gli interessi. I problemi di bilancio sono patrimonio comune di tutti i top club in epoca pandemica, le proprietà li affrontano con i mezzi a disposizione, autofinanziamento o ricorso al credito che sia. Il problema dell’ Inter è duplice, da un lato capire le reali potenzialità economiche del gruppo cinese in questo momento di crisi globale, dall’altro, forse ancor più pericoloso, quello del blocco ai movimenti di danaro imposto dal governo cinese per investimenti non di primaria importanza.
Svanito il sogno dell’atterraggio morbido sui milioni della Superlega, con il prestito di 275 milioni di Oaktree Suning ha comprato tempo, per saldare le pendenze e attendere la fine del maremoto. Nel frattempo Conte ha abbandonato la nave, dopo lo scudetto si cercano soldi freschi dal mercato mentre questo doveva essere il momento di investire quanto possibile per marcare ancor di più il gap con la concorrenza in Italia e recuperare le posizioni di vertice anche in Europa.
La gente ha chiare le difficoltà ma si è rotta le scatole di silenzi o frasi di circostanza tanto roboanti quanto inconcludenti, pretende fatti e non parole, ha capito che dopo un mercato al ribasso arriveranno nuovi mesi di difficoltà e si chiede perché i cinesi non abbiano venduto a marzo di fronte alle offerte non proprio ridicole dei fondi.
Suning è impresa, ragiona con la logica dell’impresa, tanto ho messo tanto voglio riprendere dalla vendita, casomai qualcosa in più, non un euro in meno, ma è una logica che non tiene conto della specificità del calcio. La Superlega, da questo punto di vista, dovrebbe aver insegnato agli Zhang un paio di segreti di cui tener conto in futuro, fidarsi degli Agnelli può essere pericoloso e mai andare contro il sentimento del tifo.
I tifosi sono il vero patrimonio di ogni club, Suning sta riuscendo a mettersi contro tutto quel mondo che li ha accolti come salvatori della bandiera, ha apprezzato i loro sforzi, è stato loro vicino quando è arrivata la burrasca e non più tardi di 8 giorni fa ha dimostrato loro cosa rappresenta il nerazzurro per quella comunità.
Gente che oggi chiede solo una cosa, chiarezza. Il sacrificio di un protagonista dello scudetto può essere anche tollerato, non di più, non lo smantellamento di una squadra che ha fatto sognare per mettere grano in cascina e poi mollare baracca e burattini facendo tornare solo i propri conti, loro saranno cinesi ma noi siamo italiani, non coglioni. Quella piazza festante di domenica scorsa impiega due ore a trasformarsi in movimento di protesta. Vogliono correre questo rischio? Sanno come fare. Vogliono limitare i danni? Parlino chiaro, tirino fuori i numeri, insieme ai fondi, dietro a Enrico Mentana e Carlo Cottarelli potrebbe esserci almeno una parte della soluzione.