L’inizio di una nuova era è sempre accompagnato da incertezze, l’avvio del tempo di Inzaghi all’Inter ancora di più, date le condizioni di partenza. Da una parte lo scudetto conquistato dopo 11 anni, un tecnico scafato e abituato alle grandi società , dall’altra un allenatore anagraficamente ancora giovane, con la sola Lazio e tre trofei in cinque anni nel suo curriculum. A rendere tutto ancora più incerto la situazione societaria. C’è infatti un punto interrogativo enorme sulle prospettive di Suning, un bilancio da lacrime e sangue che impone un mercato, almeno per ora, da vendere per comprare.
D’altro canto le certezze che troverà Inzaghi sono poche ma importanti.
Lo accoglierà un gruppo reduce da una stagione trionfale in serie A. Ci sarà un leader come Romelu che lo ha già “benedetto” . E poi ci sarà una squadra che con qualche ritocco avrebbe potuto legittimamente aspirare a grandi sogni europei. Per ora invece dovrà essere difesa nel suo zoccolo duro con il coltello tra i denti, stretta tra l’incudine di portare a casa i piccioli necessari ed il martello di dover mantenere un tasso tecnico e morale degno dello scudetto . Qualche sacrificio importante sarà indispensabile – Hakimi – ma Inzaghi sa che potrà comunque contare su una rosa in grado di continuare il viaggio intrapreso da due anni. E quindi? Toccherà anche a lui suggerire nomi e cognomi, magari meno altisonanti ma in grado di lasciare aperte prospettive di consolidamento al vertice e poi assemblare al meglio la truppa che sarà disponibile. La concorrenza sorride ma non ha meno problemi , il salto mortale tra soldi e talento sarà l’esercizio più di moda.
Altra certezza è che finalmente si volta pagina dopo due anni di “guerra fredda” nerazzurra fomentata da chi non ha digerito né l’arrivo di Conte né il suo modo di porsi e da chi al contrario lo ha giustificato anche negli atteggiamenti più controversi. Qualche vedova del tecnico leccese sarà pronta ad ululare dopo il primo pareggio inatteso, magari trovando facili sponde in quella parte della stampa che ha sempre fatto del cecchinaggio sull’Inter il suo sport preferito. Quando succederà, perché succederà, Inzaghi dovrà sorridere e riflettere sul fatto che sono magari gli stessi che a suo tempo riuscirono a criticare anche Josè Mourinho, Dopodichè, mister, un consiglio, si faccia un drink alla faccia loro e viva tranquillo perché l’affetto dei tifosi è in banca. E’ al sicuro in una caveau di cui solo lui ha la chiave, starà a lui farlo uscire e accendere la miccia, giorno dopo giorno, partita dopo partita.
Infine non una certezza ma una speranza. Il mister troverà un ambiente storicamente vittorioso solo quando si affida all’allenatore superstar ( da Helenio Herrera a Mourinho), che dispone di personalità, cultura, competenze anche manageriali in grado di sopperire alle ataviche criticità di una società refrattaria alle stanze e alle pratiche della “politica”. Le sue spalle sono forse ancora troppo fragili per reggere confronti di questo genere ma sono coperte dai muscoli di Beppe Marotta. Nessuno gli chiederà di vincere tutto e subito, molti, soprattutto tra i tifosi, gli chiederanno di sorprenderli.
Sorprendici dunque mister. E benvenuto all’Inter.