Antonio Conte rappresenta il passato. Recente e vincente, senza dubbio, ma pur sempre passato. Il popolo nerazzurro lo ha ringraziato, elogiato, perfino esaltato, ma è tempo di voltare pagina. Se è vero che all’Inter il progetto è cambiato – problemi legati al Covid – è altrettanto vero che i progetti sportivi di Antonio Conte – numeri alla mano – hanno avuto durata massima di tre stagioni.
Escludendo la longeva parentesi bianconera – dal 2011 al 2014 – Conte è rimasto alla guida delle squadre che ha allenato per due stagioni al massimo. In alcune situazioni – Bergamo per esempio – anche meno. Evidentemente Conte non è stato molto fortunato, visto che si è trovato ad allenare squadre in cui i progetti – verosimilmente – sono rapidamente mutati.
Il presente dell’Inter si chiama Simone Inzaghi, allenatore che alla guida della Lazio ha sempre fatto bene. E se il Covid non avesse fatto la propria apparizione nel mondo, con ogni probabilità avrebbe conquistato uno scudetto in biancoceleste. Non certo con la squadra che il gruppo Suning ha messo a disposizione di Antonio Conte in questo biennio. Con una rosa eccellente, senza dubbio di qualità, ma non all’altezza di quella nerazzurra.
I progetti sono talvolta condizionati da eventi imprevedibili che scombinano quanto in precedenza pianificato. Il calcio dovrà necessariamente andare incontro ad un periodo di riduzione dei costi. L’Inter ha intrapreso questa strada, l’unica percorribile per conquistare un faticoso equilibrio. Che vale molto più di uno scudetto in bacheca.
Se non si comprendono bene questi aspetti, non può esserci futuro. Così è (se vi pare).