Era il 21 febbraio 2020. Era un venerdì. In Italia veniva accertato il primo caso di Coronavirus. La nostra vita, da quel momento, non sarebbe stata (e non è) più la stessa. La più sanguinaria pandemia dai tempi dell’influenza spagnola ha cambiato (per sempre) tutto. Io, intanto, quasi non me la ricordo la vita prima di quella data: le uscite con gli amici, le serate al cinema, le partite dell’Inter a San Siro fra un panino unto, una birra sgasata e almeno venti sigarette. Tutto è finito nello scatolone delle abitudini perdute.
Oggi (venerdì 11 giugno, ndr), concretamente, per la prima volta il mondo del calcio prova a tornare alla normalità. Iniziano gli Europei (rinviati nel 2020 proprio a causa del Covid-19). C’è Italia-Turchia. Alle 21 lo stadio Olimpico di Roma ospiterà circa 14.000 spettatori. Oggi, insomma, si inizia a scrivere una nuova pagina di Storia di calcio, certo, ma non solo. Proprio per questo non c’è spazio per altro come ‘bombe di mercato’, ‘masturbazioni da bilanci’ o altre diavolerie di un calcio ormai impazzito che trova terreno fertile nei social network. Oggi, più che mai, c’è la sensazione che inizi ‘un nuovo normale’. Fra qualche giorno, poi, tante regioni italiane approderanno in zona bianca, verrà tolto il coprifuoco e sarà un ulteriore step per cercare di alimentare ancora di più il fuoco della speranza per il ‘nuovo’ futuro.
La Nazionale di Roberto Mancini non è fra le favorite della competizione continentale. È un bel gruppo, ci sono potenziali campionissimi come Nicolò Barella ma di questa squadra, visti gli avversari incontrati fino a ora, dobbiamo ancora conoscere carattere e temperamento. Questi Europei, sicuramente, sono il banco di prova ideale per i Mondiali. Gli azzurri, il cui cammino è stato comunque impressionante, potranno regalarci qualche ‘notte magica’. Il Paese ne ha bisogno: la crisi economica picchia duro, molte aziende, negozi e bar non hanno più riaperto, troppe persone hanno perso il lavoro e l’onda lunga della pandemia si fa sentire nel quotidiano della nostra psiche. Un po’ come nel 1982 siamo quindi uno specchio rotto. Ci serve, dunque, una Nazionale a cui aggrapparci per qualche settimana e tornare a vivere un po’ più spensierati.
Le favorite sono altre come ha giustamente detto quel maestro di giornalismo (e vita) che è Riccardo Cucchi durante il suo intervento in esclusiva a ‘La Voce Nerazzurra’: “La Francia ha fatto molta strada, basta vedere l'organico della sua rosa non fermandoci esclusivamente a Mbappe. Il Belgio ha fatto bene in altre occasioni e sarà da tener d'occhio dal punto di vista tecnico. Dovremmo fare i conti anche con l'Inghilterra. Non nomino la Germania per una ragione semplicissima, perché la Germania arriva sempre”. Insomma: come nel 1982 siamo considerati dall’opinione pubblica ma non siamo fra i favoriti. Chissà, magari…
Da oggi, però, a prescindere da quanto sarà lungo il cammino degli azzurri, godiamoci il pallone che torna a rotolare con almeno 10.000 persone in uno stadio. Da oggi si inizia a scrivere una nuova pagina di Storia ed è per questo che non c’è (e non ci deve essere spazio) per altro. Il calciomercato potrà affollare i nostri pensieri più avanti e ‘tormentarci’, così come lo faranno i bilanci, i bond, i tassi di interesse.
Buon calcio a tutti, ne avevamo, ne abbiamo e ne avremo sempre bisogno.