Tra le poche certezze in questa estate di cambiamenti in casa Inter, sembra esserci la conferma di Christian Eriksen nella rosa nerazzurra della prossima stagione. Simone Inzaghi non ha nascosto alla dirigenza di puntare fortemente sul centrocampista danese, in quanto elemento dotato di una classe cristallina che all’Inter si è vista solo a sprazzi, e non per suoi demeriti (o almeno non solo suoi).
Al suo arrivo a Milano, Eriksen non aveva bisogno di presentazioni: miglior assist-man della Premier League, miglior giocatore per occasioni da gol create e miglior cecchino da fuori area. Insomma, in Inghilterra si parlava di lui come del miglior centrocampista al mondo, secondo solo (e forse) a Kevin De Bruyne. Un giocatore dotato di qualità senza eguali, che finalmente avrebbe risolto il problema atavico della poca fantasia del centrocampo nerazzurro.
Ben presto però, il sogno si trasformò in un incubo, per Christian e anche per i tifosi. Antonio Conte non sapeva che farsene di un giocatore anarchico come il danese; non c’era spazio nel suo calcio meccanico per un calciatore che fa della fantasia e della libertà le sue armi migliori. Lo scorso gennaio, ormai a un passo dalla cessione, le nuove ristrettezze economiche del club, e quindi l’impossibilità di fare mercato in entrata, hanno costretto il tecnico leccese a integrare l’ex Tottenham nel suo particolare football. E fu così che Eriksen rinunciò alla fantasia, e da bravo soldato contiano si trasformò in una mezzala con compiti principalmente difensivi e d’impostazione.
La nuova vita da mediano del numero 24 ha sicuramente contribuito al successo stagionale della compagine nerazzurra, ma la sensazione di “spreco” ha continuato ad affliggere un po’ tutti i tifosi, convinti che da questo giocatore si potesse ricevere molto di più. Inzaghi non è Conte; nonostante il modulo di gioco principale sia sempre il 3-5-2, i due allenatori hanno idee decisamente diverse, soprattutto per quanto riguarda la fase offensiva.
Con l’ex biancoceleste alla guida, la trequarti assumerà una nuova valenza nelle geometrie d’attacco, e in quest’ottica è lecito aspettarsi un ritorno alle origini per Eriksen, che avrà nuovamente la libertà di esprimere il suo calcio, svincolandosi almeno in parte dai dogmi difensivi dell’ultima annata.
Piccola annotazione: i più attenti ricorderanno che anche Conte provò a utilizzare Eriksen come trequartista nella prima parte della scorsa stagione, ruolo poi rigettato dalla squadra che aveva perso tutto il suo equilibrio. La sensazione però è che quell’esperimento fosse più un tentativo di mettere una pezza a un problema ormai diventato mediatico, e che in fondo il mister non abbia mai creduto davvero in quella nuova idea. Nel calcio di Inzaghi, invece, l’avvicinamento alla porta del danese sarà la soluzione ad alcune carenze in fase realizzativa della squadra, che spesso è mancata di qualità in zona gol. Le premesse sono sicuramente allettanti, adesso toccherà al nuovo allenatore trovare il modo di far convivere equilibrio e fantasia in una squadra che punterà a difendere il trono conquistato nell’ultima annata.